Nuova cura per tumore al pancreas: la speranza arriva dagli Stati Uniti

Un recente studio, effettuato dai ricercatori americani, sembra aver individuato una nuova cura per tumore al pancreas.

Il tumore al pancreas, pur non essendo il cancro più comune, sembra essere quello che dà meno chance di sopravvivenza. Ma, a quanto pare, c’è una nuova speranza che arriva dagli Stati Uniti dove sembra essere stata trovata una nuova cura per tumore al pancreas.

Nuova cura per tumore al pancreas
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La cura individuata dai ricercatori americani sembrerebbe in grado di far regredire il tumore al pancreas.

La sensazionale scoperta, che arriva dagli USA, ha individuato una terapia più efficace, in grado di combinare l’immunoterapia.

Scopriamo come funziona la nuova cura al pancreas e quali sono le prospettive per il futuro.

Nuova cura per il tumore al pancreas: ottime notizie dagli USA

Un team di ricercatori degli Stati Uniti ha individuato una cura per il tumore al pancreas. Ci stiamo riferendo ad un tipo di cancro che, pur non essendo particolarmente diffuso, sembra essere uno dei più aggressivi, ma soprattutto uno dei più difficili da curare.

Tuttavia, la medicina e la ricerca fanno passi da gigante. Ed è così che, a poche settimane dalla scomparsa di Gianluca Vialli, morto proprio a causa di un tumore al pancreas, arriva la notizia di una terapia più efficace che dà speranze per il futuro.

In sostanza, i ricercatori statunitensi avrebbero scoperto che combinando l’uso di farmaci che mirano a combattere le cellule tumorali con l’azione delle cellule T e delle cellule mieloidi soppressori, si riuscirebbe a contrastare l’avanzata del cancro fino a farlo regredire.

Le cellule mieloidi soppressori sono una tipologia di cellule eterogenee che si espandono proprio durante la comparsa del cancro, di un’infiammazione o di un’infezione. Queste cellule hanno la capacità di inibire l’immunità antitumorale delle nostre cellule T, spesso chiamate anche cellule di lunga memoria.

Gli esperti hanno spiegato che i “soppressori” sono un gruppo di cellule che si accumulano il sangue, nei linfonodi, nel midollo osseo e in tutte le sedi tumorali della maggior parte dei pazienti colpiti. Con il loro intervento esse impediscono, sia all’immunità adattiva che a quella innata, di svolgere adeguatamente le loro funzioni di contrasto al tumore.

I risultati della ricerca

In base a quanto riportato nello studio americano, pubblicato su Nature Cancer, i ricercatori sono stati in grado di modificare il microambiente immunitario del tumore. Così facendo, si è riuscite ad innescare le risposte immunitarie intrinseche degli esseri umani di contrastare la progressione della malattia.

Allo stesso tempo, i ricercatori hanno neutralizzato alcuni meccanismi, riuscendo a bloccare lo sviluppo del tumore e andando a migliorare le risposte alle cure di questa malattia.

Sebbene questa scoperta non rappresenti una cura definitiva, potrebbe essere un elemento di grande speranza per i malati. Che vedrebbero migliorare la loro percentuale di sopravvivenza del 20%.

Per il momento i ricercatori sono stati in grado di far regredire il tumore, senza riuscire a guarirlo in maniera definitiva. Tuttavia, combinando queste nuove terapie si è riusciti a migliorare il quadro clinico di circa il 90%.

Ora bisogna capire come reagirà l’organismo umano a questa terapia, che ha lo scopo di prendere di mira “i meccanismi che intralciano la risposta immunitaria, diamo alle cellule T una possibilità di combattere contro questi tumori”.

Potrebbe arrivare un vaccino contro il tumore?

Sappiamo bene quanto sia importante la ricerca e, per questo motivo, è necessario finanziarla tramite donazioni e interventi mirati.

Non a caso, sono stati stanziati 950 mila euro del PNRR da destinare alla produzione di un vaccino 2.0, per curare il cancro al pancreas.

La ricerca sarà effettuata all’Ospedale Molinette di Torino. Essa avrà lo scopo di migliorare un vaccino già esistente, nella speranza di crearne uno di nuova generazione da somministrare a tutti coloro che presentano questa tipologia di tumore.

Sarà, dunque, necessario studiarne la tossicità, la bio-distribuzione e disporre di tutte le informazioni che permetteranno al vaccino di ottenere l’autorizzazione da parte dell’Aifa per la sperimentazione clinica

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