Lavoratori precoci, andare in pensione in anticipo è possibile: chi ne ha diritto

Buone notizie per molti lavoratori precoci che, in possesso di determinati requisiti, possono andare in pensione prima del previsto. Ecco chi ne ha diritto.

Anche nel corso del 2023 i cosiddetti lavoratori precoci potranno andare in pensione prima del previsto. Ma chi ne ha diritto e in possesso di quali requisiti tutto ciò sarà possibile? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

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Foto © AdobeStock /Pixabay/Canva

Abbiamo già visto come siano in molti a chiedersi se, in base alla normativa vigente, sia possibile uscire prima dal mondo del lavoro in caso di malattia. Sempre soffermandosi su questo tipo di trattamento economico, inoltre, oggi porremo la nostra attenzione su un’altra possibilità.

Ovvero quella di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro nel caso in cui si rientri nella categoria dei cosiddetti lavoratori precoci. Ma chi ne ha diritto, come funziona e quali sono i requisiti richiesti? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

Lavoratori precoci, andare in pensione in anticipo è possibile: tutto quello che c’è da sapere

Come già detto, anche nel corso del 2023 i cosiddetti lavoratori precoci potranno andare in pensione prima del previsto. In base a quanto si evince dal sito dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, infatti, tale trattamento si presenta come:

“una prestazione economica erogata, a domanda, ai lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età (c.d. lavoratori precoci), si trovano in determinate condizioni indicate dalla legge e perfezionano, entro il 31 dicembre 2026, 41 anni di contribuzione”.

Come è possibile evincere, quindi, coloro che hanno lavorato per almeno un anno prima di compiere 19 anni possono andare in pensione con 41anni di contributi, a prescindere dalla propria età anagrafica.

Lavoratori precoci, andare in pensione in anticipo è possibile: ecco in quali casi

Ma non solo, sempre in base a quanto si evince dal sito dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale è necessario che i soggetti interessati rispettino una delle seguenti condizioni, ovvero:

  • stato di disoccupazione in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
  • invalidità superiore o uguale al 74%;
  • caregiver, ovvero persone che, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, prestano assistenza al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap. Oppure a un parente o un affine di secondo grado convivente se i genitori o il coniuge della persona che ha bisogno di assistenza hanno compiuto 70 anni oppure siano affetti a loro volta da patologie invalidanti o siano deceduti;
  • coloro che svolgono un lavoro usurante o notturno;
  • lavoratori dipendenti e autonomi che svolgono una delle attività considerate “gravose” per almeno sei anni negli ultimi sette oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci. In questa categoria, ad esempio, rientrano operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; ma anche conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di mezzi pesanti e camion; operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca.

Per sapere se si rientra nella categoria dei lavoratori precoci, comunque, si consiglia di consultare l’apposita sezione disponibile sul sito dell’Inps. In questo modo è possibile ottenere maggior informazioni in merito e, se aventi diritto, uscire dal mondo del lavoro prima del previsto.

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