Guerra nucleare, arriva un nuovo studio che lancia l’allarme: “Entro due anni …”

Cosa accadrebbe al pianeta in caso di guerra nucleare? Quali sarebbero le prime conseguenze? Un nuovo studio appena uscito in America ha cercato di rispondere a questa domanda. 

Quanto di noi due anni fa avrebbero mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere? Con il mondo che sembra ormai ad un passo da una nuova guerra mondiale.

guerra nucleare
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Da quando Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, sotto la dubbia motivazione di “denazificare” il territorio, è iniziato uno scontro tra l’Occidente e la Russia che non accenna a fermarsi. Siamo infatti in presenza in una vera e propria escalation di violenza militare, e solo pochi giorni fa Putin annunciava la mobilitazione parziale dell’esercito. 

Guerra nucleare, il nuovo studio americano analizza i possibili scenari in caso di conflitto atomico

Si capisce come in tal senso, il sabotaggio del North Stream 2, che secondo alcuni analisti geopolitici è più un attacco diretto alla Germania che a Mosca, possa essere visto dal Presidente della Federazione Russa quasi come un vero e proprio casus belli. Soltanto nella guerra fredda si è riusciti a forse a vivere un terrore egualmente concreto, in cui le nazioni nemmeno si preoccupano più di negare la possibilità che una guerra nucleare inizi sul serio.

Naturalmente sarebbe una catastrofe, e proprio per spiegare quanto uno scenario del genere si rivelerebbe un’apocalisse in piena regola, i ricercatori della State University dell’Università del New Jersey hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature Food. Lo scopo era quello di illustrare a cosa andiamo incontro in caso di conflitto nucleare: Gli scienziati ad esempio, hanno cercato di calcolare cosa potrebbe accadere all’atmosfera terrestre in caso di conflitto nucleare, e per la precisione quanta fuliggine sarebbe in grado di penetrare al suo interno, e che tipo di danni potrebbe arrecare alla nostra produzione agricola. I risultati naturalmente sono catastrofici. 

Di quanto crollerebbe la produzione alimentare globale in caso di guerra nucleare

Ad esempio, una situazione limite evidenziata dalla ricerca, è che in caso di guerra nucleare, dove anche India e Pakistan vengono coinvolte, assisteremmo a una riduzione drammatica della produzione alimentare di almeno sette punti percentuali entro cinque anni dallo scoppio del conflitto. Uno scenario quasi ottimistico, considerata la previsione che gli studiosi hanno fatto in seguito per quanto invece riguarda usa e Russia, che vedrebbero la loro produzione alimentare crollare di oltre il 90 per cento, entro tre, massimo quattro anni dallo scoppio del conflitto. Una situazione che genererebbe un effetto domino devastante sui mercati globali, producendo uno dei più grandi periodi di carestia della storia.

In tal senso, se le cose andassero davvero male, nello studio si ipotizza uno scenario semplicemente agghiacciante: a quel punto infatti, il 75 per cento della popolazione mondiale rischierebbe di morire di fame entro i primi due anni del conflitto nucleare. 

Non resta molto tempo per evitare questo terribile scenario

Ma non solo, come ha spiegato una delle ricercatrici coinvolti nello studio dell’Università del New Jersey “lo strato di ozono verrebbe distrutto dal riscaldamento della stratosfera, producendo più radiazioni ultraviolette in superficie, e dobbiamo capire quell’impatto sulle scorte alimentari”. Si capisce come in questo momento storico, bisogna fare tutto il possibile per evitare un evento così catastrofico, che in realtà molti di noi pensavano di essersi messi alle spalle dopo la fine della guerra fredda.

E l’unica soluzione sembra al momento quella di stipulare un nuovo patto giuridico tra le superpotenze e vietare per sempre le armi nucleari. Soluzione che al momento resta naturalmente impraticabile: Putin non ha intenzione di fermarsi, e dall’Occidente non sono mai arrivati comunque segnali davvero distensivi, visto anche che le rivendicazioni ucraine non prevedono la cessione di nessuna porzione di territorio alla Russia, quanto piuttosto la riconquista di quelli perduti dallo scoppio del conflitto a fine febbraio. 

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