Non ho votato, cosa succede ora? A cosa ho realmente rinunciato

Se non ho votato cosa rischio? Questa la domanda che tanti italiani, gli astensionisti, si stanno ponendo. Conseguenze normative non ci sono ma si è rinunciato ad un proprio diritto.

La Legge non punisce l’astensione, ognuno è libero di compiere le proprie scelte e di decidere di non esprimere la propria opinione.

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Le elezioni di ieri, 25 settembre, sono risultate complicate per tanti cittadini. Nella lista i soliti nomi, vecchie conoscenze che più volte hanno fatto vergognare gli italiani e poche novità da valutare. Tante persone hanno deciso di non votare non per astenersi volontariamente ma perché non sono state in grado di scegliere un nome tra i tanti. Purtroppo la fiducia nella classe dirigente politica è venuta meno già da qualche anno. Troppe promesse non mantenute, comportamenti riprovevoli, poca attenzione ai reali bisogni della popolazione. E se la fiducia manca cadono anche gli stimoli a voler solamente provare ad ascoltare le parole dette in campagna elettorale. Bei discorsi, certo, ma chi crede che una volta “al potere” verranno mantenute quelle stesse promesse avanzate per prendere voti? Da qui la difficoltà di una scelta precisa e la decisione di non votare. Scelta lecita, naturalmente, nonostante si rinunci ad un diritto che i nostri padri e nonni (soprattutto madri e nonne) hanno lottato per conquistare.

Chi non ha votato cosa rischia?

Chi non ha votato teme che risultando recidivo perda il diritto al voto oppure che debba richiedere una nuova tessera elettorale. C’è, poi, chi pensa che non votando non si possa partecipare a concorsi pubblici. Timori infondati perché non votando non si rischia nulla. Così come è un diritto votare è un diritto scegliere l’astensione. Tale dichiarazione vale per ogni tipologia di votazione. Dalle elezioni politiche a quelle amministrative fino ai referendum. Nessuna conseguenza per chi non si reca al seggio elettorale.

Naturalmente pur non essendoci effetti normativi da segnalare occorre precisare che rimanendo a casa non si esprime la propria personale opinione e non si sarà determinanti nella scelta del proprio rappresentante in Parlamento. Solo con la votazione si può partecipare attivamente alla vita politica della nazione anche se i nomi sulla lista non li scegliamo noi e, spesso, vorremmo fossero altri.

Voto o non voto, cosa si nasconde dietro una scelta

Tante persone hanno deciso di non votare ieri 25 settembre come forma di protesta. Hanno voluto inviare un segnale con cui indicare la non soddisfazione verso le forze politiche inserite nelle liste. Eppure un nome spunterà ugualmente e chi non ha votato non avrà contribuito alla sua elezione lasciando agli altri cittadini la decisione. Si può pensare che un voto in più o un voto in meno non cambierebbe nulla ma perché rinunciare al proprio diritto? Se l’astensione è eccessiva non si potrà conoscere il reale pensiero dei cittadini e le dinamiche successive potrebbero essere influenzate da questa mancanza di conoscenza.

C’è un caso, però, in cui il non voto conta ed è quello dei referendum abrogativi. In questo caso qualora non si raggiungesse un determinato quorum – il 50% + 1 – l’esito non potrebbe essere considerato valido. Non votando, dunque, il referendum fallisce e, dunque, è come se una propria preferenza si fosse espressa ugualmente.

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