Pensione integrativa? La convenienza c’è, a prescindere dall’assegno

Lo strumento della pensione integrativa è sempre più popolare, specie fra i giovani. Chiaramente, l’assegno basso non è l’unica condizione.

 

Costruire una carriera lavorativa in grado di fornire, al termine, un’adeguata pensione, è qualcosa che fino a qualche decennio fa sarebbe apparsa come regola. Del resto, l’obiettivo di ogni lavoratore è ottenere un trattamento pensionistico adeguato per quanto avrà raggiunto una certa età.

Pensione integrativa
Foto © AdobeStock

Per le ultime generazioni, tuttavia, anche un percorso lineare come questo appare complicato. Specie per coloro che hanno avviato la loro carriera lavorativa senza una stabilità contrattuale e che stentano a trovarne una. In questo momento storico, peraltro, l’aumento del costo della vita ha sì portato a una rivalutazione degli assegni ma anche vero che le forze economiche dei contribuenti potrebbero non essere lo stesso sufficienti per rispondere alla crisi. Chiaramente, una simile situazione economica mina alla base una situazione già precaria per migliaia di lavoratori. Rendendo le prospettive future fin troppo nebulose per pensare di poter guardare all’avvenire con tranquillità.

Gli strumenti di prevenzione ci sarebbero anche ma persino questi sono subordinati a una condizione occupazionale più stabile. Il vero problema, infatti, è la discontinuità lavorativa, che sia sul piano prettamente operativo che contrattuale. In questo senso, infatti, è difficile riuscire a mettere qualcosa da parte, anche fossero delle semplici integrazioni ai contributi ordinari. Sì, perché lo strumento della pensione integrativa è diventato progressivamente un’implementazione sempre più ricercata dai contribuenti, proprio a fronte della difficoltà nell’ottenere una sufficiente stabilità remunerativa. Certo è che un minimo di contributo integrativo potrebbe essere utile anche in altre circostanze.

Pensione integrativa: ecco quando conviene davvero

Solitamente, il lavoratore valuta con largo anticipo la situazione che si troverà di fronte una volta arrivato alla soglia della pensione. L’obiettivo è garantirsi un tenore di vita dignitoso, possibilmente sulla base dei contributi versati. Se vi fosse la consapevolezza di un assegno basso, però, contribuire da per sé a una pensione più corposa viene in qualche modo naturale. Anche perché i principali istituti di credito, Poste comprese, forniscono le metodologie adatte per dare un apporto alle proprie entrate, naturalmente prima che si arrivi alla pensione. In pratica, ogni mese il contribuente si impegna a versare una quota al proprio istituto di credito, con un minimo di 50 euro come versamento base. Il quale, naturalmente, sarà assolutamente a titolo volontario.

Per quanto riguarda Poste, il tipo assicurativo previsto è la cosiddetta Poste Vita. Ossia, al momento del pensionamento, al beneficiario spetterà un ulteriore importo, da affiancare al trattamento pensionistico ricevuto per i suoi versamenti canonici. In pratica, si cercherà non solo di dare un contributo ulteriore alla pensione ma anche di dotarsi di una somma parallela per far fronte ad alcune spese impreviste. Inoltre, vi è la possibilità di aderire a Postaprevidenza Valore, ossia con l’occasione sia di un versamento mensile o annuale volontario ma anche di alcune somme derivanti dal Tfr. La pensione integrativa non prevede costi, se non qualche spesa di accumulo pari al 2,5% su ogni versamento e l’aliquota pari all’1%. Col vantaggio della deduzione al momento della dichiarazione dei redditi. Certo, se fosse possibile versare più di 50 euro, sarà meglio farlo. Ma anche un versamento di questo importo, alla lunga, potrà premiare.

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