Piero Angela, la cultura è in lutto: cosa lascia il grande divulgatore

Un’ispirazione per tanti, un giornalista in grado di insegnare a conoscere. La vera eredità di Piero Angela è nella cultura stessa.

 

Un’intera generazione in lutto, forse due. Quelle cresciute con Quark e con il fascino ammaliante della cultura più genuina. Quella che ha solo da dare e nulla da chiedere.

Piero Angela
Foto: Web

Con Piero Angela se ne va un giornalista d’innovazione, uno di quelli in grado di coniugare all’ennesima potenza la necessità di conoscenza al piacere della sua condivisione. Rivoluzionando l’informazione italiana con l’unica “arma” benefica esistente. Quella della cultura naturalmente. La possibilità di insegnare a conoscere è una dote che hanno realmente in pochi. Figurarsi riuscire a farlo nel mondo della tv, fatta per l’intrattenimento e lo svago di chi, fra le mura domestiche, cerca un’evasione dalla routine quotidiana. L’idea di stimolare l’attenzione dei telespettatori con programmi di divulgazione scientifico-culturale in prima serata assunse praticamente subito connotazioni rivoluzionarie. Niente varietà ma una serie di servizi e approfondimenti, volti a stuzzicare quel desiderio insito di conoscenza e avventura che accomuna ognuno di noi.

Quark, diventato poi “Super Quark”, ha rappresentato un punto di svolta. L’inizio di un nuovo modo di fare tv ma, soprattutto, la messa in evidenza di una cultura realmente accessibile, non un mondo per pochi meritevoli. Su questi dettami, ecco venir fuori una generazione di appassionati, che hanno visto nella trasmissione cult e nel suo conduttore una vera e propria fonte di ispirazione. Con un fascino tale per la persona e per la sua capacità di spaziare da un argomento all’altro tale da scatenare a più riprese il dibattito su quali (e quanti) studi avesse fatto. E quanti titoli avesse conseguito. Domande ancora più stimolanti quando ancora non si viaggiava con l’apporto delle biografie online.

Piero Angela, la cultura in tv: carriera, programmi ed eredità

Al netto di onorificenze, studi e lauree honoris causa, l’eredità reale di Piero Angela è in chi ha visto nelle sue idee una fonte alla quale attingere per svilupparne di nuove. E anche in coloro che, sulla scia del suo esempio, hanno sfruttato le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione per capillarizzare ancor di più la diffusione della cultura in tutti i suoi aspetti, da quello scientifico a quello letterario, fino a quello esplorativo. Insegnamenti portati avanti e ampliati in modo sempre più sorprendente anche da suo figlio Alberto, studioso plurititolato e, probabilmente, il più stimato conduttore di programmi a scopo divulgativo. Tanto per ricordare che, spesso, il frutto cade nei pressi dell’albero. Certo, per Angela il suo è stato anche un lavoro. Con una popolarità cresciuta al pari dei suoi programmi.

Volendo considerare la sua eredità principalmente sul piano dell’ispirazione e dell’incoraggiamento a percorrere nuove strade, poco importa che sia stato, nei suoi tanti anni di carriera, uno dei giornalisti di punta del circuito Rai. E, con le sue idee innovative, uno di quelli in grado di avvicinare nuovi bacini di pubblico agli schermi della tv pubblica. Una forza culturale pari solo alla sua discrezione che, come più volte raccontato da lui stesso, gli fu trasmessa dall’educazione rigida di suo padre Carlo, famoso medico antifascista. Cronista prima, conduttore poi, la carriera di Piero Angela lo ha portato ad attraversare un’epoca intera della storia recente del nostro Paese, anche con lo sguardo esterno dell’inviato in Paesi come la Francia e il Belgio. Il Progetto Quark inizierà solo nel 1981. E da lì sarà un’escalation di successo continua, fino a rendere la trasmissione un cult. E la sua figura un modello per i più giovani, ai quali ha suggerito un metodo di conoscenza semplice ma efficace: imparare divertendosi.

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