L’ipotesi del taglio del cuneo fiscale è sempre più vicina a diventare realtà. Scopriamo come inciderà sulla busta paga dei lavoratori.
Il Decreto Aiuti Bis dovrebbe introdurre il taglio del cuneo fiscale per aumentare gli stipendi dei lavoratori e combattere l’inflazione.
Il Governo dimissionario ha un compito preciso, porre le basi per gli aumenti in busta paga. L’inflazione sta rendendo necessario far crescere il potere d’acquisto dei lavoratori in modo tale che non vengano schiacciati dai rincari. In un solo anno il tasso è passato dall’1,9% all’8% e le previsioni indicano che continuerà a salire nel 2023. Se l’assegno pensionistico aumenterà sicuramente grazie al meccanismo della perequazione – l’adeguamento al costo della vita con il ricalcolo annuale sull’inflazione dell’anno precedente – gli stipendi rimarranno gli stessi se il Governo non introdurrà interventi strutturali. Negli ultimi giorni si sono avvicendate varie ipotesi, prime tra tutte la proroga del Bonus 200 euro fino a dicembre e il taglio del cuneo fiscale. Quest’ultima strada sembrerebbe essere, nelle ultime ore, la più plausibile.
Taglio del cuneo fiscale e stipendi, la correlazione
Il taglio del cuneo fiscale servirebbe per aumentare il netto in busta paga. Si stima una crescita di circa 200 euro per i lavoratori. L’intervento è stato già introdotto in primavera ma, ora, dovrebbe raddoppiare. Una seconda riduzione dei contributi, dunque, alzando il limite dello sgravio contributivo.
Fino ad oggi, i lavoratori dipendenti con uno stipendio inferiore a 2.692 euro al mese (circa 35 mila euro all’anno) hanno potuto approfittare del taglio dei contributi dello 0,8%. Con il Decreto Aiuti Bis, lo sgravio dovrebbe superare l’1% arrivando, nelle ipotesi migliori, all’1,6/1,8%. Il requisito di accesso rimarrebbe lo stesso, il reddito inferiore a 35 mila euro all’anno.
A quanto ammonterà l’aumento in busta paga
Calcolatrice alla mano, a quanto ammonterà l’aumento in busta paga grazie a questo secondo taglio del cuneo fiscale? Ipotizzando lo sgravio dell’1,8% (lo 0,8% attuale più l’1% previsto dal DL Aiuti), più elevato sarà lo stipendio più alto sarà lo sgravio per una questione di percentuali.
Chi ha uno stipendio di 2.600 euro, ad esempio, potrà ottenere 46 euro in più per un aumento totale di 184 euro al mese. Di conseguenza, chi percepisce uno stipendio pari al limite superiore, 2.692 euro, otterrà l’aumento più alto, 200 euro. Al contrario, i dipendenti con uno stipendio di 1.500 euro avranno con lo sgravio dell’1,8% un aumento di 27 euro per un totale di 108 euro in più al mese.
Come funziona lo sgravio dei contributi
A versare parte dei contributi previdenziali è il datore di lavoro. L’altra parte è a carico del lavoratore con trattenuta diretta nella busta paga. I dipendenti privati hanno la quota a carico pari al 9,19% mentre per i lavoratori del settore pubblico è dell’8,80%. Se il taglio del cuneo fiscale dovesse essere confermato, le percentuali citate si abbasserebbero.