Lavoro intermittente: che cos’è e cosa si rischia senza questi requisiti

Oggi scopriremo che cosa si intende per lavoro intermittente e cosa cambia rispetto alle altre prestazioni, sia per il lavoratore che per l’azienda.

Il cosiddetto lavoro intermittente, conosciuto anche con il nome di job on call, rappresenta una deroga al contratto di lavoro per eccellenza su cui l’ordinamento italiano si basa, ovvero quello a tempo indeterminato.

Lavoro intermittente
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Secondo quanto stabilito dal decreto legislativo del 15 giugno 2015, numero 81, il lavoro intermittente è una forma di occupazione a tempo determinato, per la quale è prevista la stipulazione di un contratto.

L’accordo è sottoscritto dal lavoratore e dal datore di lavoro. Il primo (il lavoratore) si mette a disposizione del secondo (il datore). che ha la facoltà di utilizzare le prestazioni anche in modo discontinuo e intermittente.

Attualmente in Italia esistono due tipologie di job on call:

  • Il lavoro intermittente con obbligo di reperibilità per il dipendente, che corrisponde un riconoscimento economico;
  • Il lavoro intermittente, che non prevede l’obbligo da parte del dipendente di rendersi disponibile.

Lavoro intermittente: per quali categorie è ammesso

Il contratto di lavoro intermittente è ammesso per specifiche categorie di lavoratori. In particolare, il decreto del Ministero del Lavoro, del 23 ottobre 2004, ha individuato 46 mansioni per le quali è ammessa questa tipologia di accordo contrattuale.

Ci stiamo riferendo ha mansioni come:

  • Custode
  • Personale addetto all’estinzione degli incendi
  • Addetti a centralini telefonici privati
  • Personale degli ospedali, dei manicomi, delle case di salute e delle cliniche
  • Addetto alla sorveglianza degli essiccatoi
  • Personale addetto agli impianti di riscaldamento, ventilazione e inumidimento degli edifici pubblici e privati
  • Addetto alla Guardia dei fiumi, dei canali e delle opere idrauliche
  • Personale addetto alle pompe di eduzione delle acque se azionate da motori elettrici
  • Personale addetto alle gru
  • Addetto all’industria della pesca.

Requisiti anagrafici del lavoratore

È possibile stipulare un contratto job on call per i soggetti che hanno età, pari o superiore a 55 anni anche se pensionati o per coloro che hanno meno di 24 anni, purché la prestazione si concluda entro i 25 anni.

A tale proposito, si è espressa la Corte di Giustizia Europea con una sentenza che prevede il licenziamento del dipendente assunto, con contratto di lavoro intermittente che ha raggiunto la soglia dei 25 anni l’età.

In ogni caso, secondo quanto stabilito dall’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 81 del 2015, il contratto di job on call può avere una durata massima di 400 giorni di effettivo lavoro. Essi possono essere spalmati su 3 anni solari.

Quando vengono superati i suddetti limiti la legge prevede la trasformazione del rapporto di lavoro da intermittente a tempo pieno ed indeterminato.

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