Tfr, occhio ai dettagli: l’errore che fa naufragare la pensione

Indirizzare il proprio Tfr su un fondo pensione potrebbe essere la scelta giusta per il futuro. Eppure pochissimi lo fanno. Ecco perché.

 

Tra il prendere una pensione con un assegno congruo alle spese quotidiane e riceverne uno basso, come accade alla maggior parte dei pensionati, non passa solo il sistema.

Pensione Tfr perdita soldi
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Buona parte della differenza la fa anche il pensionando e, soprattutto, le sue scelte in merito alla destinazione del Tfr. Una componente che, apparentemente, può sembrare un dettaglio. Tuttavia, a conti fatti, può rivelarsi decisiva per capire quanto effettivamente andremo a prendere di pensione. L’errore più comune, in questo senso, è quello di lasciare il Trattamento di fine rapporto in azienda piuttosto che dirigerlo su un fondo pensione. Al momento, i rendimenti di questa scelta sono superiori a quelli derivanti dal lasciare il Tfr in azienda. Sono pochi, però, i lavoratori che scelgono questa opzione, soprattutto per ragioni di poca conoscenza sulla possibilità offerta.

A questo punto viene da chiedersi se, realmente, si possa parlare di errore. Piuttosto, ci si trova di fronte a una scelta dettata in parte dall’abitudinarietà, e in parte dallo scarso desiderio di approfondire la tematica. Eppure si tratta di una componente fondamentale per il futuro. Fin dalla stipula del contratto di lavoro, infatti, il dipendente potrà decidere se destinare il proprio Tfr a un fondo pensione oppure se lasciarlo n azienda. Nella seconda ipotesi, a incidere sarà il numero dei dipendenti: se questi fossero meno di 50, il Trattamento non verrà dirottato nemmeno sul Fondo per l’erogazione, restando quindi presso l’impresa.

Tfr in azienda, la scelta (ora) non conviene: i vantaggi del fondo pensione

Il fondo pensione sul quale destinare il Tfr funziona in modo differente. È chiaramente una scelta che si riserva sia dei vantaggi che degli svantaggi. Tuttavia, al momento, la scelta sembra premiare. Il Trattamento di fine rapporto destinato a questo tipo di investimento per il futuro, infatti, riceve una rivalutazione allo stesso modo di quanto accade con il Tfr lasciato in azienda. La differenza fondamentale, è che si disporrà della facoltà di trasformare gli importi a cui si ha diritto in una rendita pensionistica anziché riceverli in un’unica soluzione. Questo garantirebbe un preciso vantaggio, ossia sommare un’entrata ulteriore all’assegno di pensione ricevuto dall’Inps. A ogni modo, sia in un caso che nell’altro, per il contribuente sarà possibile richiedere un anticipo delle somme spettanti.

C’è anche un’altra ragione che fa pendere la bilancia dalla parte del fondo pensione. I rendimenti sono infatti migliori, almeno stando ai dati più aggiornati. Per il Tfr lasciato in azienda, i numeri dicevano 3,6% di rendimento, mentre per i fondi pensione si va dal 4,9% minimo per i fondi negoziali fino a un 6,4% per quelli aperti. Va addirittura meglio per chi beneficia di Piani individuali pensionistici (Pip), che potrà usufruire di rendimenti superiori al 10%. In pratica, a parità di importi, il fondo pensione restituirebbe un importo decisamente maggiore rispetto a quello che spetterebbe con un Tfr lasciato in azienda. Inoltre, a ben vedere, un minimo di previdenza per il futuro potrebbe essere la scelta giusta visti gli importi degli assegni. Sempre meglio premunirsi.

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