Emergenza gas, trivelle e carbone per salvare l’Italia: ci chiederanno di consumare meno

Il taglio del gas russo porta gli italiani ad interrogarsi sulle mosse del Governo per difendere i cittadini. Tre i cardini dei piani nazionali, la riduzione dei consumi, nuove trivellazioni e utilizzo del carbone.

Cosa ne sarà degli italiani qualora le forniture di gas russo dovessero interrompersi in via definitiva? Una questione importante che in queste ultime ora si è reso necessario affrontare.

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In data 15 giugno è stato comunicato un rallentamento della fornitura del gas russo per l’Italia e altri Paesi europei. L’interruzione dovrebbe essere momentanea – a detta di Gazprom – e il Governo italiano assicura la popolazione che a breve non sono previste difficoltà. Ad oggi gli stoccaggi di gas si attestano intorno al 52% circa, in linea con l’anno precedente, ma da qui ad arrivare al 90% nel giro di pochi mesi – quando l’inverno arriverà – la strada è ancora lunga. Il taglio del gas, per ora, incide poco nella nostra penisola ma la paura riguarda le possibili conseguenze qualora la Russia decidesse di bloccare le forniture in maniera più dirompente. Il Governo italiano sarebbe pronto per affrontare l’emergenza? Quali sono i piani strategici che si stanno già attuando per non lasciarsi cogliere impreparati?

Gas russo, le azioni del Governo in previsione di una riduzione drastica

Gli avvertimenti sono chiari, le previsioni tutt’altro che ottimistiche e i campanelli di allarme sono accesi lo scorso 24 febbraio 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Lasciarsi trovare impreparati davanti ad un evento che in molti stanno profetizzando non è ammissibile. Il Governo deve occuparsi della previsione più pessimistica perché l’eventualità che la Russia chiuda i rubinetti per un lungo periodo è più che una possibilità e nessuna giustificazione potrà salvare l’Italia da una crisi maggiore di quella che stiamo già vivendo.

Una mancanza di forniture per 28/30 miliardi di metri cubi di gas significherebbe privare la popolazione di un elemento fondamentale per soddisfare i bisogni primari tra cui cucinare e riscaldarsi. Da qui l’esigenza di ideare di piani di azione sia per il breve termine che per il lungo termine. Il Governo è al lavoro e alcuni provvedimenti sono stati resi noti.

I provvedimenti salva-Italia

Nel momento stesso in cui la fornitura dovesse interrompersi bruscamente il Governo ha ipotizzato una limitazione dell’uso del riscaldamento nelle case e negli uffici. L’idea è di imporre una temperatura massima da non superare e un numero limitato di ore di accensione degli impianti. L’illuminazione in città e nelle strade extra urbane, poi, verrebbe ridotta spegnendosi del tutto o parzialmente a notte inoltrata.

I cittadini possono intervenire autonomamente sostituendo gli impianti tradizionali con pompe di calore o stufe a pellet così come possono iniziare la conversione energetica rivolgendo l’attenzione al fotovoltaico e all’eolico avvalendosi dei Bonus attivi per alleggerire la spesa iniziale. Ritornando ai provvedimenti, il Governo sta lavorando per cercare venditori diversi dalla Russia concentrando le trattative sull’Azerbajian, la Libia e l’Albania nonché sui produttori del Nord Europa. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalla Russia e colmare il bisogno di gas appoggiandosi ad altri Paesi.

Carbone e trivellazioni, il futuro dell’Italia contro il taglio del gas russo?

Tra i provvedimenti decisi da Draghi indichiamo l’aumento della produzione di elettricità sfruttando le centrali a carbone (a discapito della salute dei cittadini che abitano nelle aree circostanti). A Civitavecchia, Venezia, Brindisi, Monfalcone in Sardegna ci sono le sei centrali a carbone attive in Italia la cui chiusura è prevista per il 2025 ma è intenzione dell’esecutivo concedere una proroga qualora la situazione lo dovesse richiedere.

Passiamo, poi, al gas naturale liquefatto che arriva via nave nella nostra penisola a Livorno, la Spezia e Rovigo. Le importazioni potrebbero aumentare fino a 5 milioni in più con una crescita della produttività degli impianti del 20/25%. I Paesi importatori dovrebbero essere il Qatar, l’Egitto, Israele e, probabilmente, anche gli Stati Uniti. Lo sguardo verso l’estero non è, però, solo l’unica possibilità. Le riserve italiane dovranno crescere e, dunque, serviranno maggiori estrazioni di metano sia dai giacimenti già presenti che da nuovi giacimenti con conseguente aumento delle trivellazioni.

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