Pensione di reversibilità: fra arretrati e integrazioni, ecco come aumenta

Una soluzione che pochi conoscono ma che può essere di estremo aiuto. La reversibilità, da unico strumento di sostegno, riceve un aiuto inatteso.

 

Le indennità che consentono a un coniuge vedovo di usufruire di un apporto dato dal passato lavorativo del congiunto, sono assolutamente fondamentali.

Pensione reversibilità integrazione
Foto © AdobeStock

Può capitare, infatti, che una pensione di reversibilità rappresenti una delle pochissime (se non addirittura l’unica) fonte di reddito per chi la percepisce. L’Inps si impegna, con tale prestazione, a garantire una sorta di sicurezza economica a fronte di una sopraggiunta e imprevista situazione all’interno del nucleo familiare. Tuttavia, in questa come in altre prestazioni, subentrano dei requisiti da rispettare. In primis sul fronte reddituale, il quale dovrà essere compreso entro un determinato limite. Pochi sanno, però, che tale prestazione può essere soggetta, oltre che a una limitazione dovuta allo status reddituale, anche a un aumento. A condizione che la situazione economica globale non solo lo consenta ma lo renda addirittura necessario.

Questo perché, come detto, la reversibilità potrebbe rappresentare il solo strumento di sostentamento per chi la percepisce. E, in questo caso, un’integrazione sarebbe la soluzione più logica e più utile. Per ottenere la reversibilità, è necessario che il coniuge destinatario non possieda un reddito annuo superiore a 20.489,82 euro. Inoltre, condizione essenziale è l’inoltro di un’apposita richiesta all’Inps, che non verserà assegni in automatico. Espletate queste due condizioni, l’Istituto provvederà a erogare mensilmente l’assegno, che prevede una parte della pensione maturata fin lì dal coniuge deceduto. Un supporto fondamentale, come visto, ma a volte non sufficiente a mantenere la linea di galleggiamento.

Pensione di reversibilità, un aiuto dall’assegno familiare integrativo

In un certo senso, uno dei lati positivi del provvedimento è la sua “flessibilità” dal punto di vista normativo. La reversibilità, infatti, non è ermetica ad altre tipologie di sostegno. Inoltre, per chi effettua la richiesta di accesso qualche anno dopo il decesso del coniuge, l’Inps provvederà al riconoscimento degli arretrati. In sostanza, chi subisce un lutto in famiglia non resterà senza sostegno, anche in caso di ritardi. Questo perché, accanto alla componente meramente formale, l’Inps riconosce anche quella emotiva. Non senza limiti però: l’Istituto riconosce gli arretrati fino a un massimo di 5 anni. Durante i quali, l’avente diritto potrebbe aver maturato anche 30 mila euro di arretrati.

Un altro aiuto, però, può arrivare da una misura parallela. Si tratta dell’assegno familiare integrativo alla reversibilità, meglio noto come assegno di vedovanza. Un benefit che l’Inps emette ma che, paradossalmente, non gode di una grande popolarità, nemmeno fra i potenziali aventi diritto. Un aiuto poco conosciuto ma potenzialmente decisivo, anche perché, per ottenerlo, oltre alla dichiarazione del proprio reddito sarà necessaria solo una certificazione medica. Chi rientra nel novero dei fruitori, potrà ottenere un plus mensile di 52,91 euro, per un totale di circa 600 all’anno. Anche in questo caso, se richiesti dopo un tot di anni dal decesso del coniuge, possono essere maturati degli arretrati. Il limite reddituale sarà di 28.659,42 euro, con riduzione a 19,59 euro per chi ha un reddito compreso fra 28.659,43 ai 32.148,87 euro.

Impostazioni privacy