Tutti i punti deboli del bonus 200 euro: ecco le criticità che fanno discutere

Il bonus 200 euro, incluso nel decreto Aiuti, è caratterizzato da norme che lasciano spazio a dubbi.

Il bonus 200 euro è la misura recentemente varata al fine di dare una mano a milioni di italiani in difficoltà con le varie spese e con l’aumento dell’inflazione. Tuttavia la normativa in merito non è esente da critiche.

Bonus 200 euro RdC
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Nelle ultime settimane si è parlato a lungo del decreto Aiuti e in particolare della misura contenuta al suo interno, la quale prevede l’erogazione di un’indennità, di importo corrispondente a 200 euro, rivolta a lavoratori subordinati e altri lavoratori come quelli domestici, ma anche ai pensionati e titolari del RdC.

Tuttavia per alcuni giuristi vi sarebbero diverse criticità e aspetti che metterebbero a rischio la solidità dell’impianto normativo del bonus 200 euro. C’è insomma chi ha riscontrato diversi punti deboli in tema di riconoscimento e applicazione della misura varata dal Governo per aiutare le famiglie alle prese con i rincari generalizzati e la crescita dell’inflazione. Facciamo il punto della situazione, focalizzandoci sugli aspetti finiti nel bersaglio degli esperti.

Bonus 200 euro: il caso della cessazione dei rapporti di lavoro prima di luglio

In primis non si può non notare che, in rapporto all’indennità a favore dei lavoratori subordinati, nel silenzio della norma si può considerare che la stessa debba essere assegnata sia in presenza di un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato che a tempo determinato, laddove vi siano anche gli altri requisiti previsti (destinatari dell’esonero contributivo 0,80%, non titolari dell’una tantum come altri soggetti, beneficiari nel primo quadrimestre dell’anno 2022 dell’esonero 0,80% per almeno una mensilità). Secondo gli osservatori, una maggior precisione nel definire questi dettagli sarebbe stata comunque opportuna.

Al di là di ciò, c’è un altro aspetto che merita di essere rimarcato: l’indennità o bonus 200 euro in oggetto sarà versata ai lavoratori subordinati in via automatica e senza dunque alcuna domanda, ma con la retribuzione del mese di luglio 2022. Insomma, un ulteriore requisito per i lavoratori subordinati è dato dal fatto di essere stabilmente inseriti sul luogo di lavoro nel mese di luglio.

Il punto critico è questo: come gestire le ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro prima di luglio? Ovvero, nelle circostanze nelle quali siano soddisfatti tutti i requisiti normativi, coloro che si trovano nell’appena citata situazione potranno comunque accedere al beneficio se nel mese di luglio non hanno un datore di lavoro e un rapporto di lavoro in essere? Le norme recentemente varate non paiono offrire al momento una risposta esaustiva a queste domande.

Il caso di chi ha più rapporti di lavoro in essere

Detta indennità, come detto, vale per il personale dipendente ma è corrisposta soltanto con previa presentazione da parte del lavoratore subordinato di un’autodichiarazione, in cui egli chiarisce di non essere titolare di pensione e percettore di RdC.

Soprattutto, alla luce del meccanismo in oggetto, è assai opportuno che il lavoratore indichi di non essere titolare di altri rapporti di lavoro o, comunque, di non incassare lo stesso bonus 200 euro – che è una tantum – da altro datore di lavoro. L’indennità può infatti essere versata sempre e solo una sola volta anche in caso di più rapporti di lavoro in essere. Pensiamo ad es. al lavoratore con due contratti di lavoro part-time contemporaneamente: avrà comunque diritto ad un solo bonus 200 euro.

Ma anche qui c’è un punto debole nel decreto Aiuti: come notato da alcuni giuristi, infatti, la norma non indica quale datore debba erogare la somma una tantum, nel caso in cui il dipendente sia titolare di più rapporti di lavoro.

Bonus 200 euro: ulteriori criticità

Ci si potrebbe altresì domandare, laddove il lavoratore non presenti l’autodichiarazione, se l’azienda sia comunque obbligata a versare il bonus 200 euro – ricorrendo gli ulteriori requisiti. Spetta all’Inps dare delucidazioni su questo importante aspetto, anche se al momento si può propendere per il venir meno dell’obbligo, in caso di mancanza di comunicazione da parte del lavoratore.

Richiede inoltre un chiarimento questa ipotesi: che fare nel caso in cui l’azienda versi il bonus 200 euro, il quale successivamente si riveli non spettante? Ovvero come si fa a recuperare l’importo non dovuto e con quale modalità?

In buona sostanza e per concludere, tutti queste criticità del decreto Aiuti in tema di bonus 200 euro emergono da alcune precise riflessioni sulla struttura delle norme varate. Ecco perché non pochi auspicano un intervento chiarificatore dell’istituto di previdenza che sbrogli questi nodi. In alternativa, occorrerà aspettare le eventuali modifiche al decreto Aiuti in sede di conversione in legge, con un contestuale differimento della scadenza entro cui assegnare il bonus 200 euro.

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