BPER, colpo grosso: per i clienti di due banche (non) cambia tutto

Il passaggio è ormai cosa fatta. BPER ingloba la maggioranza delle quote di Carige e fonda un nuovo supergruppo. Parola d’ordine: prossimità.

 

Tutto come da previsioni. Il Gruppo BPER, lo scoro 3 giugno, ha formalizzato l’acquisizione del 79,418% di Banca Carige, secondo quanto previsto dall’intesa del gennaio scorso.

Chiusura banca Carige
Foto © AdobeStock

I valori erano stati comunicati il 10 gennaio scorso, a seguito della mediazione fra lo Studio Legale Chiomenti, assistito anche dagli Advisor Finanziario Rothschild & Co., oltre che da Mediobanca. Un’intesa che aveva di fatto scritto il futuro dell’istituto di credito e consegnato ai vertici di BPER quello che, di fatto, aveva già assunto le dimensioni di un supergruppo. Il tutto corredato dal via libera della vigilanza della Banca Centrale europea, oltre che di Bankitalia e dell’Autorità Garante della Concorrenza del Mercato. L’acquisto delle quote da parte di BPER è avvenuto per un corrispettivo praticamente simbolico pari a 1 euro, a fronte però di un versamento in conto capitale complessivo in favore di Carige pari a 530 milioni.

L’importo è stato versato dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), nel quale BPER Banca è subentrata, così come nello SVI, per quel che riguarda il prestito subordinato emesso da Carige, con importo totale pari a 5 milioni. Un’operazione che, più che nei dettagli finanziari, interessa sul piano pratico. Perché è vero che quello messo a segno dall’ex Banco della Campania è di quelli altisonanti ma è pur vero che, assieme alle quote, il Gruppo si fa carico anche di un bacino di clienti non indifferente. Così, accanto alla soddisfazione espressa dall’amministratore delegato Piero Luigi Montani, si posizionano gli interrogativi degli ormai ex clienti di Carige.

BPER compra Carige: cosa cambia per i clienti della banca

Una volta formalizzata definitivamente l’operazione, BPER formulerà un’offerta obbligatoria su quel che resta delle quote azionarie ordinarie. In tutto 156.568.928, ossia il 20,582% del capitale sociale di Carige. Inoltre, su base volontaria, il Gruppo ha formulato un’offerta anche sulle 20 azioni di risparmio della banca. Accanto a un ulteriore accordo stipulato con Banco Desio per la cessione di due rami aziendali. I quali, nello specifico, si compongono di sportelli bancari appartenenti al Banco di Sardegna, più altri 40 finora sotto l’egida della stessa Carige. Altri cinque sportelli dovrebbero essere acquistati previo procedimento autorizzativo, relativo all’acquisizione di Unipol (2019). E qui subentra il primo dato di interesse: 43 filiali saranno vendute al Banco di Desio per completare l’acquisizione di Banca Carige.

Nello specifico, 19 saranno localizzate in Liguria, altre 8 in Sardegna, mentre le restanti saranno suddivise in 7 filiali su territorio dell’Emilia-Romagna, 5 su quello del Lazio e le ultime 4 in Toscana. Una branca fondamentale dell’intera operazione, che mira a eludere eventuali problematiche che potrebbero portare all’intervento dell’Antitrust. Il corrispettivo totale per i rami aziendali seduti si aggira sui 10 milioni di euro, con possibilità di aggiustamento sulla base delle eventuali modifiche del prodotto bancario lordo di questi fino alla chiusura dell’affare.

L’obiettivo, spiega BPER, è di ampliare e rafforzare il posizionamento del gruppo su scala nazionale. In particolare, nei territori fin qui meno battuti. Il numero di clienti arriva a 5 milioni, con un incremento di circa il 20%. In pratica, per i clienti di Carige non verrà modificato nulla. Anzi, la territorialità tipica del gruppo ligure verrà rafforzata ulteriormente, oltre che ampliata ad aree diverse dal target abituale.

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