Riscossione a gamba tesa, 16 milioni di italiani tremano: a chi arrivano le lettere

In arrivo uno tsunami di cartelle esattoriali. Per l’AdE ci sarebbero almeno 16 milioni di contribuenti iscritti a ruolo. La Riscossione non aspetta più.

 

Nessuna ulteriore proroga per le cartelle inevase. L’attività della Riscossione è ripresa da tempo e nemmeno il nuovo provvedimento che restringe le possibilità di pignoramento può mettere chissà quale freno.

Debiti lettere Riscossione
Foto © AdobeStock

Negli ultimi giorni, in particolare, gli atti si sarebbero susseguiti con un ritmo decisamente elevato. Si era cominciato con gli avvisi bonari già alla fine del 2021 ma ora la questione è decisamente più impellente. Anche per via del ventaglio degli italiani interessati dalle richieste di onorare i crediti inevasi. Al momento si parla di circa 16 milioni di contribuenti iscritti a ruolo, per cui la pioggia di avvisi è potenzialmente un diluvio. Con tempi peraltro tutt’altro che lunghi: cinque giorni, dopo i quali la Riscossione potrebbe teoricamente iniziare gli iter per prelievi coattivi, fermi amministrativi e pignoramenti vari. Occhio, naturalmente, che nel mare magnum non risultino presenti anche le cartelle già decadute.

Una circostanza che potrebbe verificarsi a fronte dei provvedimenti precedenti, volti ad alleggerire il peso fiscale sia dalle spalle dei contribuenti che della Riscossione stessa, sommersa da debiti inevasi e ormai ritenuti inesigibili. Principalmente, le cancellazioni sono avvenute in relazioni a cartelle estremamente datate, comprese nel periodo fra il 2000 e il 2010 e solo fino a un tetto massimo di 5 mila euro l’una. Per il resto, bisognerà fare i conti con l’oste, in questo caso il Fisco: all’orizzonte non si vedono ulteriori proroghe o dilazioni dei tempi ma per alcuni determinati ruoli potrebbe ancora essere possibile beneficiare della rateizzazione. L’unica vera possibilità di respirare, economicamente parlando.

Riscossione, suona l’allarme: ecco quante cartelle esattoriali sono in arrivo

Vista la sostanziale infattibilità di un intervento diretto, le associazioni alzano il pressing affinché si cerchi perlomeno di tamponare la possibile emergenza. I dottori commercialisti, ad esempio, spingono affinché venga adottato un provvedimento che possa rendere più efficiente la fase di ristrutturazione del debito fiscale. O, quantomeno, di più facile attuazione la rateizzazione, con un numero di step maggiorato. Il 7 maggio scorso, le Commissioni riunite di Camera e Senato avevano ascoltato l’audizione del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Il quale ha parlato di una situazione decisamente allarmistica negli archivi del Fisco, con un peso specifico di oltre un miliardo in debiti da saldare. La giacenza sarebbe arrivata addirittura a 21 anni e 4 mesi.

Un macigno quasi impossibile da saldare tutto, specie in tempi brevi. Il problema non sarebbe solo nella pandemia ma in un gap storico fra debiti da riscuotere e capacità della Riscossione di procedere. Un nodo serio riguarda anche il personale: 8 mila dipendenti, adibiti allo smaltimento di tre anni, avrebbero di fatto a che fare con una giacenza di oltre 20. Nella sua audizione, il direttore Ruffini ha invocato l’aiuto del Parlamento chiedendo in pratica l’avvio degli iter di riscossione verso i contribuenti impossibilitati a pagare. Si parla di circa 140 milioni di cartelle esattoriali, pari a circa 230 milioni di credito per 16 milioni di cittadini circa iscritti a ruolo. Uno tsunami fiscale che “corona” un periodo di ristrettezza, fra guerra, crisi e ripresa stentata.

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