Lo studio lascia di stucco: occhio a questo caffè, lo beviamo tutti ma…

Difficile rinunciare alla pausa caffè. Eppure, secondo gli esperti, le qualità più popolari sono quelle più deleterie per i livelli di colesterolo.

 

Considerando che l’acqua non può essere inserita in alcuna graduatoria, il caffè risulta la bevanda più bevuta dagli italiani. Persino più del latte a quanto pare. Un dato che forse non sorprende più di tanto.

Caffè infarto
Foto da Pixabay

Una volta raggiunta l’età adulta, rinunciare al piacere di un buon caffè diventa impresa ardua. Anche se quei benefici attribuiti alla miscela non vengono percepiti più di tanto, lì per lì, il caffè rappresenta una sorta di momento di socializzazione. Difficilmente, infatti, se ne prendo uno da soli. Anzi, soprattutto al lavoro, la pausa caffè è quanto di più aggregante possa esserci. Una parentesi dal ménage lavorativo, uno stacco che permette di alleggerire il carico e scambiare qualche parola con i colleghi, sulle mansioni o anche sulla vita privata. Tutto nello spazio di una tazzina, da gustare con calma, assaporando ogni momento. Chi avrebbe mai pensato che una bevanda potesse fare un effetto simile? Probabilmente, a livello di comunità, più incidente di qualunque aperitivo.

Chiaramente, una bevanda così gettonata è stata oggetto, negli anni, di una serie di analisi approfondite. E decisamente non sul piano antropologico o sociologico. Il caffè, con le sue caratteristiche, potrebbe sortire alcuni effetti non esattamente desiderati, specie a livello cardiovascolare. E non è questione di marche o di tecniche di preparazione. O quantomeno non solo. Tutte vengono attenzionate dagli esperti, che indicano sia i benefici che gli eventuali effetti collaterali di un consumo eccessivo del caffè. Un individuo in buona salute, secondo le varie ricerche, potrebbe sostenere tranquillamente tre o quattro tazzine al giorno. Attenzione a non esagerare però.

Attenzione al caffè: questa particolare qualità aumenta il rischio di infarto

Secondo uno studio pubblicato sul BMJ Journal e condotto da un gruppo di ricercatori norvegesi, anche la tipologia di caffè fa la differenza. Gli effetti sarebbero visibili in modo particolare sul colesterolo che, con il suo accumulo nel sangue, potrebbe finire per provocare delle conseguenze anche serie, come le malattie cardiache. L’analisi è stata estesa a oltre 20 mila consumatori, dei quali è stato analizzato il livello di colesterolo nel sangue a seguito dell’appuramento del loro consumo giornaliero di caffè, nell’ordine di circa 4 tazze al giorno (donne) o 5 (uomini). Nello specifico, le qualità sono state divise in quattro gruppi, ossia filtrato, da caffettiera, espresso e istantaneo. Di ognuna, sono stati forniti criteri per definire i livelli di colesterolo connessi al loro consumo.

Dai dati emersi, la migliore qualità sarebbe la prima. Il filtrato, infatti, aumenterebbe di poco il livello di colesterolo. Solo poco più alti i livelli del preparato in caffettiera. Le ultime due categorie, ossia le più consumate, sarebbero invece quelle peggiori da questo punto di vista. Caffè espresso, secondo gli esperti, uguale colesterolo di 0,16 e 0,09 mml per litro per uomini e donne. Per l’istantaneo, invece, l’aumento sarebbe rispettivamente di 0,08 e 0,1. La raccomandazione, in pratica, sarebbe quella di ridurre il consumo di caffè nelle sue forme più popolari. Paradossalmente, proprio quelle che creano quella socialità di cui si diceva. D’altronde, la tutela della salute impone dei sacrifici.

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