Allarme alimentare: questi cibi contengono microplastiche, gli effetti sulla salute sono scioccanti

Ormai si tratta di un vero e proprio allarme alimentare che vede coinvolti molti degli alimenti che portiamo in tavola. Vediamo quali sono i più rischiosi.

La nostra salute è a rischio e la responsabilità è dell’inquinamento prodotta dall’essere umano. Come un cane che si mangia la coda: l’uomo per secoli ha inquinato e distrutto, incurante delle conseguenze negative per l’ambiente e per la propria salute.

 Allarme alimentare: questi cibi contengono microplastiche, gli effetti sulla salute sono scioccanti

Oggi ci ritroviamo a fare i conti con le microplastiche, che sono presenti in molti degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole.

Le microplastiche sono delle piccolissime particelle di plastica che inquinano i nostri mari e gli oceani. Le loro dimensioni sono davvero ridotte: di solito inferiori ai 5 mm e, per questa ragione, finiscono nella catena alimentare.

Le microplastiche possono essere:

  • Primarie, quando vengono rilasciate nell’ambiente direttamente sotto forma di piccole particelle, ad esempio attraverso il lavaggio di capi sintetici o l’abrasione degli pneumatici durante la guida;
  • Secondarie, quando si producono dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi. Queste rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano.

Di fatto le microplastiche sono disperse sia nei mari che sulla terra, di conseguenza inquinano entrambi gli ambienti e gli ecosistemi.

Allarme alimentare: ecco quali sono i cibi che contengono più microplastiche

L’allarme alimentare lanciato dagli scienziati fa riferimento ai cibi che contengono microplastiche che, essendo molto piccole, entrano nei tessuti e nel sangue, danneggiando la salute.

Questi piccolissimi nemici del mondo sono stati ritrovati in diverse categorie di cibi come il sale, il miele, il pesce e il latte. Ma, purtroppo, la lista degli alimenti che contengono microplastiche è molto più lunga e include anche carni, frutta, legumi e verdura (anche se in minore quantità).

Inutile a dirsi, il mare è attualmente l’ecosistema più inquinato, per questo motivo gli alimenti che provengono dal mondo marino sono quelli più pericolosi. E contengono un maggior quantitativo di microplastiche.

Questo fenomeno è legato alle enormi quantità di plastiche contenute negli oceani. Stando alle stime dei ricercatori e degli scienziati, si calcola che circa il 60% delle microplastiche ingerite dall’uomo proviene dai pesci.

Va detto che esistono alcune specie di pesci che sono più esposte di altri. In particolare, i pesci in cui è stata rintracciata la maggiore quantità di microplastiche sono:

  • Le sardine
  • Le triglie
  • Il merluzzo
  • Il tonno
  • I Gamberi
  • Gli scampi
  • Le orate.

Il restante 40% invece è contenuto nei mammiferi marini, nelle meduse, nei crostacei, nei molluschi e delle tartarughe.

Secondo le stime lanciate dal WWF, ogni essere umano ingerisce migliaia di microplastiche all’anno.

Quali sono gli effetti sulla salute

Le microplastiche sono invisibili ad occhio nudo, ma provocano danni importanti alla salute umana. La loro pericolosità è data dal fatto che, essendo estremamente piccole, possono essere inghiottite dagli animali marini. In questo modo, attraverso la catena alimentare la plastica ingerita dei pesci arriva sulle nostre tavole.

Ma il pesce non è l’unico alimento pericoloso, perché le microplastiche sono contenute anche in altri alimenti e nelle bevande, comprese la birra e l’acqua del rubinetto. Perfino il miele prodotto dalle api contiene microplastiche.

Alla luce di tutto ciò non stupisce scoprire che negli ultimi tempi sono state trovate tracce di micro particelle di plastica anche nelle feci umane. Questa scoperta fa chiaramente capire che anche l’uomo ingerisce abitualmente microplastiche.

Al momento non sono ancora noti gli effetti dell’assunzione di microplastiche sulla salute umana. Tuttavia è certo che all’interno di questi frammenti ci siano sostanze come: additivi, agenti stabilizzatori o ignifughi e elementi chimici tossici. Si tratta di elementi che sono dannosi sia per gli animali che per gli esseri umani.

La corsa ai ripari

A partire da settembre 2018 sono stati approvati una serie di strategie contro le plastiche, che hanno lo scopo di aumentare i tassi di riciclaggio dei rifiuti della plastica dell’Unione Europea.

Inoltre la Commissione Europea ha chiesto di introdurre in tutto il continente il divieto di aggiungere microplastiche nei prodotti cosmetici e nei detergenti.

Un’altra importante proposta punta a minimizzare il rilascio di microplastiche dai tessuti, dagli pneumatici dalle pitture e dei mozziconi di sigaretta.

A partire dal 3 luglio 2021 è stato introdotto il divieto di produrre prodotti di plastica monouso quali posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, etc.

Un altro obiettivo importante è la raccolta del 90% delle bottiglie di plastica entro il 2029. Inoltre, è stato stabilito che, entro il 2025, circa il 25% delle bottiglie di plastica dovrà essere composto da materiali riciclati. Tale quota salirà al 30% nel 2030.

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