Imu non pagato: se l’errore è del tuo commercialista, chi paga?

Gli errori in dichiarazione dei redditi costano caro ma chi è il colpevole tra contribuente, CAF o commercialista? 

Commettere uno sbaglio nella dichiarazione dei redditi significa andare incontro a verifiche e possibili sanzioni da parte del Fisco. A chi è attribuibile la colpa dell’errore?

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La dichiarazione dei redditi inviata all’Agenzia delle Entrate consente di chiarire la situazione patrimoniale e reddituale del nucleo familiare e di ottenere il rimborso per molteplici spese. Ogni anno i contribuenti sono chiamati a consegnarla facendo attenzione a non commettere errori. La documentazione da fornire per una compilazione corretta include codici fiscali del dichiarante e dei familiari a carico, il documento di identità, informazioni sull’immobile in proprio possesso o terreni e fabbricati di proprietà, il CUD e le ricevute delle varie spese da portare in detrazione. Tanti dati, dunque, da fornire al commercialista oppure ad un CAF per lasciarsi aiutare nella compilazione del modello 730. Il contribuente può decidere di agire in autonomia affidandosi al modello precompilato fornito dall’Agenzia delle Entrate ma in situazioni complesse è consigliabile rivolgersi a professionisti. Ciò non significa essere esenti dalla possibilità di commettere errori ma la “colpa” potrà essere riversata sul commercialista o sul CAF evitando, così, di pagare la sanzione.

Dichiarazione dei redditi, chi paga gli errori

Eventuali errori di calcolo o inserimenti di dati sbagliati sono responsabilità del consulente che ha sbrigato la pratica. Ciò significa che se il contribuente dovesse essere costretto a pagare una sanzione per dichiarazioni errate potrebbe richiedere il rimborso dell’importo dalle multe e della metà degli interessi corrisposti.

Il consulente, dunque, ha l’obbligo di risarcimento per il contribuente ma solamente al verificarsi di una condizione. Sarà necessario poter dimostrare che l’errore è attribuibile senza dubbio al CAF o al commercialista e, di conseguenza, occorrerà portare come prova la documentazione fornita al professionista che attesta che l’informazione è stata data dal contribuente. Il mancato aggiornamento di un dato sui familiari a carico, il canone di affitto, un errore con riferimento alle imposte dovute sono i casi più classici di sbagli commessi dal consulente che costano caro al dichiarante.

Come agire in caso di errore del consulente

Nel momento in cui il contribuente dovesse ricevere un avviso di pagamento per un errore nella dichiarazione dei redditi dovrebbe accertare in primis la responsabilità del CAF o del commercialista per avvisarlo, poi, di quanto accaduto. Il consulente dovrà rimborsare il dichiarante coprendo l’importo richiesto dall’Agenzia delle Entrare totalmente oppure al 50%, percentuale che viene stabilita, solitamente, caso per caso. L’imposta da corrispondere, invece, dovrà essere pagata dal cliente dato che si tratta di un obbligo formale che non prescinde dalla correttezza della dichiarazione.

Ricordiamo, infine, che tutte le dichiarazioni inviate entro il 30 settembre 2022 potranno essere modificate e gli errori corretti entro il 25 ottobre dello stesso anno inviando una dichiarazione correttiva ed evitando, così, sanzioni. L’alternativa è la dichiarazione integrativa da inoltrare negli anni successivi accettando il pagamento di una sanzione che potrebbe essere anche pari a zero qualora l’integrazione risultasse a credito.

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