Vivere senza pensione, domanda da un milione: ecco come si può

Precarietà, lavoro saltuario e quant’altro: la pensione non è scontata, tutt’altro. E ragionare su come vivere senza non è tempo sprecato.

 

E’ possibile vivere senza pensione? Una domanda che iniziano a farsi in molti, per paradosso proprio i lavoratori più giovani, che navigano in un mercato del lavoro che solo in pochissime occasioni consente una reale garanzia sul piano contributivo.

Vivere senza pensione
Foto © AdobeStock

Teoricamente si può fare tutto, a patto che si abbia perlomeno una base da cui partire. Difficile che qualcuno non abbia mai lavorato durante la sua vita. Più semplice che lo abbia fatto a condizioni contrattuali precarie o addirittura del tutto assenti. Un quadro che, quando capita, mette il contribuente in una condizione decisamente complicata. Tanto che, alcuni di essi, potrebbero davvero arrivare a chiedersi se esistano delle alternative concrete all’assegno pensionistico. Chi non possiede alcuna contribuzione non potrà accedere alla pensione pubblica. Stesso discorso in caso di poche annualità versate. Sarebbe complicato non solo ragionare in ottica di una prestazione ma anche di ritiro dal mondo del lavoro.

Specie se, nel mentre, la posizione fiscale è stata sempre regolare, con dichiarazioni puntuali e spese tracciabili, evidenti, al netto di una difficoltà oggettiva nel far fronte a tutto. Una questione che non si porrebbe in caso di pagamenti avvenuti in nero ma, in questo caso, si tratterebbe di un quadro differente. Per presentare la domanda di pensione all’Inps, occorrerà rispondere ai requisiti richiesti. Nel caso di quella ordinaria come di quelle “speciali”, concesse a inabili, invalidi e lavoratori precoci. Il tutto ci riporta al quesito di partenza: è possibile vivere, o meglio, continuare a vivere senza pensione? Bella domanda.

Vivere senza pensione, è possibile? Le potenziali soluzioni alternative

Logica vuole che, nel corso di una carriera lavorativa con un’evidenza lampante di scarsa contribuzione, il lavoratore in questione inizi a mettere da parte qualcosa per il futuro. Esistono diverse forme di pensioni integrative, accumulabili con un semplice versamento mensile, così da ritrovarsi qualcosa per le evenienze future (o futuribili). Una logica semplice ma, probabilmente, non attuabile a chiunque. Non avere uno stipendio fisso o comunque una situazione lavorativa stabile, potrebbe rendere difficile persino togliere dalla propria contribuzione mensile 50 o 100 euro. Il che ci porta a ragionare su possibili condizioni di estremo disagio economico e quindi sociale. Condizioni tali da consentire l’accesso all’assegno sociale, ossia una misura assistenziale che da alcuni anni ha sostituito la cosiddetta pensione sociale.

Presentando apposita domanda all’Inps, si andrebbe a ottenere in automatico (solo dopo l’accettazione della richiesta) un assegno da 468,10 euro per 13 mensilità. Il requisito reddituale è però fondamentale e, soprattutto, relativo a condizioni di disagio effettivamente estreme. L’assegno sociale è infatti garantito a coloro il cui reddito non superi i 6.085,30 euro annui, oppure i 12.170,60 se coniugato. In alcuni casi, dopo i 60 anni il contribuente potrebbe ottenere una rendita anche senza anzianità contributiva. La quale è però legata alla pensione integrativa e solo in caso di premi assicurativi versati fin da giovani. In pratica, meglio iniziare a ragionare presto su una possibile vecchiaia senza pensione. Non si sa mai.

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