Cosa abbiamo mangiato negli ultimi anni da McDonald’s e al supermercato: inquietante

Uno dei maggiori scandali alimentari d’Europa in tempi recenti. Emerso a seguito della denuncia di un ex dipendente. La carne conteneva anche salmonella.

 

Uno dei processi più attesi e, probabilmente, meno conosciuti. Alla sbarra, alcuni vertici dell’azienda di macellazione francese Castel Viandes, con sede nella città transalpina di Châteaubriant.

Carne avariata
Foto © AdobeStock

L’accusa è di quelle pesanti: vendita, prolungata nel tempo, di carne avariata, scaduta e addirittura contaminata in alcuni casi. Una pratica che la società avrebbe messo in atto attraverso etichettatura ex novo, con rivendita persino a grandissime catene come Auchan e McDonald’s. In Italia, era stato il sito GreenMe.it a rendere noto il caso, emerso a seguito di una segnalazione effettuata da un ex dipendente dell’azienda, che ha coraggiosamente denunciato quanto sarebbe avvenuto. Un caso che nel nostro Paese ha avuto poca risonanza ma che, in questi giorni, ha iniziato la sua parte processuale, proprio in Francia e a distanza di oltre 10 anni dai fatti contestati. A conti fatti, uno dei più gravi scandali alimentari della storia recente.

Tre le persone imputate. L’accusa, aver riconfezionato carne scaduta, avariata e in alcuni casi contaminata da batteri pericolosi, come la salmonella o l’escherichia coli (della quale si è parlato anche recentemente). Prodotti che, a quanto pare, erano venduti non solo a grandi catene di supermercati (da Auchan a Carrefour) ma persino a McDonald’s. In pratica, un bacino di consumatori decisamente ampio sarebbe stato esposto a contaminazione e, a seconda dei casi, a rischi addirittura peggiori. Una vicenda che risale al 2013, anno a cui risale la denuncia dell’ex responsabile della qualità dell’azienda, Pierre Hinard.

Carne contaminata venduta ai supermercati: la vicenda

Il testimone ha perso in breve tempo il suo posto di lavoro ma ha contribuito a far emergere un caso destinato molto probabilmente a restare nell’ombra, vista anche la poca copertura mediatica successiva. La stampa francese, in modo piuttosto emblematico, ha parlato di affaire de la remballe (il caso del riconfezionamento), alludendo alla pratica di imballare nuovamente carne avariata della quale l’azienda è stata accusata. Secondo quanto emerso dall’indagine, la ditta avrebbe inoltre falsificato i risultati delle analisi batteriologiche e addirittura i documenti di tracciabilità. Il tutto allo scopo di reimmettere sul mercato carne già scaduta o, in alcuni casi, andata decisamente a male. Per poi rivenderla senza troppi riguardi a colossi della ristorazione e della grande distribuzione.

Solo due di queste, secondo GreenMe, avrebbero comunque intentato una causa civile. Accanto a quella avviata dall’associazione francese dei consumatori e da quella del commercio di carne Interbev. In totale, le denunce sporte contro gli accusati sono state 23. L’accusa ha parlato di pratiche non riferibili a semplici errori ma “a un meccanismo globale, una dissimulazione istituzionale”. Un comportamento definito del tutto irresponsabile finalizzato al profitto. La sentenza è attesa per il prossimo 30 giugno: i pm hanno chiesto il pagamento di una sanzione pari a 100 mila euro per uno degli imputati, oltre a 12 mesi di reclusione con sospensione della pena e una multa di 15 mila euro. Per gli altri due, richiesta di sei e quattro mesi (sospensione della pena) e due sanzioni.

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