POS, commercianti nella rete del Fisco: perché non si sfugge ai controlli

Verifiche incrociate fra due banche dati. Il POS obbligatorio, atteso a giugno, rinnoverò le strategie di contrasto all’evasione fiscale. E non solo.

 

Niente più evasione fiscale. Un obiettivo dichiarato e che il Governo ha tutta l’intenzione di raggiungere nel più breve tempo possibile. Il premier Draghi lo aveva detto fin dall’inizio e, man mano, le misure iniziano a prendere corpo.

POS controlli Fisco
Foto © AdobeStock

Non sarà l’abbassamento del tetto al pagamento in contanti la prima delle misure granitiche. Su questo punto l’esecutivo ha rallentato, convinto a posticipare il tutto almeno di un anno a fronte di pressioni politiche e necessità di tempi più lunghi per adeguarsi all’emarginazione progressiva dei soldi “fisici”. Piuttosto, il prossimo 30 giugno, entrerà definitivamente in vigore l’obbligo del POS per tutti gli esercenti, anche i più piccoli. I quali non solo saranno tenuti a possedere il dispositivo per i pagamenti con mezzi tracciabili (carte e bancomat) di qualunque importo ma anche soggetti a sanzioni qualora non rispettassero la nuova normativa. Il termine è stato peraltro anticipato, in quanto inizialmente fissato all’1 gennaio 2023.

In pratica, a fronte di una decisione che viene posticipata, l’altra viene notevolmente accelerata. E i commercianti faranno bene a mettere l’orologio all’ora e al giorno giusto per evitare di incorrere in sanzioni anche piuttosto pesanti. Chiunque dovesse essere colto in flagrante, infatti, non riceverà solo l’ammenda ma anche la sua maggiorazione in basa all’importo dell’acquisto. In sostanza, meglio mettersi in regola. L’alternativa è ritrovarsi di fronte alla possibilità estremamente concreta di incappare nei controlli del Fisco, tanto più accurati quanto innovativi. Questo perché lo stesso POS sarà di fatto un mezzo di monitoraggio, dal momento che tutte le ricevute fiscali saranno trasmessi all’Agenzia delle Entrate.

POS, controlli incrociati del Fisco: ecco come avvengono

Attenzione ai dettagli. Al fine di preservare la privacy dei consumatori, nessun dato riguardante chi acquista sarà trasmesso al Fisco tramite le ricevute. Cosa che invece accadrà per chi vende, i cui dati saranno verificati in base ai controlli raffrontati fra le informazioni presenti in due diverse banche dati. Quindi, alle verifiche fiscali non si sfugge più. I commercianti potranno inoltre usufruire su delle agevolazioni specifiche per l’acquisto di dispositivi di ultima generazione per il pagamento elettronico. Questo, naturalmente, allo scopo di facilitare il passaggio alla tracciabilità anche nei contesti di dimensioni minori, come negozi di quartiere e simili. Solitamente i POS si ricevono in dotazione da una banca ma gli esercenti possono procurarsene uno presso rivenditori specifici e persino online.

L’obiettivo non è solo la verifica in merito alle possibili irregolarità ma ridurre all’osso le pratiche di mancata dichiarazione al Fisco dei propri guadagni. In Italia, peraltro, il numero di POS presenti non è che sia basso: oltre 3 milioni quelli in circolazione. Dato che evidenzia la situazione concorrenziale fra le banche ma che, allo stesso tempo, fa emergere una discrepanza fra le anomalie riscontrate. La stretta operata dal Fisco punta quindi a ridurre non solo l’evasione in termini generali ma anche laddove sia tacita fra operatore e cliente. Il controllo incrociato potrebbe vedere, in casi particolari, anche la collaborazione della Guardia di Finanza. In questo caso, lo scopo è quello di contrastare operazioni illeciti ulteriori, come il riciclaggio. Una verifica a 360 gradi.

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