Catherine Spaak, patrimonio da capogiro: a chi va l’eredità

Lasciti artistici e terreni. L’eredità di Catherine Spaak si divide fra cultura e beni. Frutto di decenni trascorsi fra cinema, teatro e tv.

 

Nel momento in cui viene a mancare una personalità emblematica del mondo artistico e dello spettacolo, le correnti di pensiero che si sviluppano sono sostanzialmente due.

Catherine Spaak eredità
Foto: Web

Da un lato il pubblico dal lato più nostalgico, intento a ricordarne i successi e, in qualche modo, il suo legame con un periodo della propria vita. Magari quello della gioventù o, semplicemente, del classico momento in cui si aveva di più con meno. Dall’altro lato, però, c’è chi, in modo molto più cinico, inizia a fantasticare sui lasciti ben più “terreni”. Quelli monetari, patrimoniali… In generale, l’eredità accumulata in anni di carriera sulla cresta dell’onda, o comunque nei cuori del proprio pubblico. Un bipolarismo che non risparmia nessuno, a volte senza considerare seriamente che qualcuno è venuto a mancare, provocando dolore nella famiglia e anche degli appassionati che, in loro, hanno visto concretizzarsi i propri sogni. O ispirarne di nuovi.

La scomparsa di Catherine Spaak, attrice fra le più iconiche degli anni Settanta e Ottanta, un ricordo di sé lo ha lasciato eccome. La sua interpretazione di Gabriella in Febbre da cavallo ha contribuito a renderla indelebile nella memoria degli spettatori. Una fama rafforzata da altri ruoli, precedenti e posteriori, tutti utili a renderla una delle interpreti più ricercate sia sul piccolo che sul grande schermo. Ma la sua vita ha conosciuto anche altri interessi, dal canto al ballo, fino alla conduzione. Di origine belghe, ha trascorso in Italia la maggior parte della sua vita ed è qui che è stata costruita l’immagine più granitica del suo essere artista.

Catherine Spaak, il patrimonio: la questione testamento

Catherine Spaak ha iniziato la sua carriera in giovane età, trasferendosi presto in Italia. Il debutto arrivò addirittura a 14 anni, nell’ultimo film diretto da Jacques Becker, Le Trou (Il buco), nel 1960. Il successo ottenuto le vale la permanenza in Italia, stabilendosi a Roma e iniziando la sua vera carriera in ambito cinematografico. Negli anni Sessanta interpreta perlopiù ruoli da adolescente ribelle e spregiudicata, collaborando con registi quali Alberto Lattuada (Dolci inganni), Dino Risi (Il sorpasso), Luciano Salce (Le monachine), Damiano Damiani (La noia). E ancora Luigi Comencini, Nanni Loy e Mario Monicelli, sotto la cui guida recita nel ruolo di Matelda ne L’armata Brancaleone, accanto a Vittorio Gassman. Nel frattempo sperimenta anche il teatro, recitando ne La vedova allegra sotto la regia di Antonello Falqui e accanto a Johnny Dorelli, che diventerà il secondo dei suoi quattro mariti.

La sua carriera ha incontrato presto anche il mondo della televisione. Persino Hollywood si accorse di lei, accogliendola nel cast di Intrighi al Grand Hotel, di Richard Quine. Un’esperienza che non avrà troppo successo, restando isolata. Utile però ad arricchire un bagaglio di esperienze che ha visto comparse proficue anche nel mondo della musica e della conduzione, dove rappresentò il primo volto del programma Forum. Per chi appartiene alla seconda corrente di pensiero, al momento non è chiaro a quanti ammonti la sua eredità. Della quale, però, fa parte che il resort Relais Casa Infinita di Collevecchio, nel Reatino. Patrimonio che andrà diviso fra i suoi due figli. Quello artistico resta ad appannaggio del pubblico. E non è da meno.

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