Btp, è il momento giusto: perché investire conviene di nuovo

Buone notizie per gli investitori. I nuovi Btp emessi dal Tesoro assicurano un rendimento maggiore grazie alla rivalutazione in base all’inflazione.

 

Nuove emissioni con rendimenti crescenti. Un’accoppiata che sembra appetibile (per la prima volta dopo diverso tempo) per tutti gli investitori interessati ai Titoli di Stato.

Titoli di Stato rendimento
Foto © AdobeStock

Comprare adesso, in breve, sembra essere conveniente rispetto a solo qualche mese fa. Chi lo ha fatto in precedenza, sembra infatti destinato a restare ancora impantanato in un quadro di rendite sfavorevoli. Colpa della sindrome dei tassi bassi, che ha investito i Btp negli ultimi tempi, producendo una lunga fila di investitori delusi. Ora, però, tutto sembra migliorare per chi sceglie di impiegare il proprio denaro nell’acquisto dei Buoni del Tesoro poliennali. Meglio se il Btp in questione sia a lungo termine, quindi a 3, 5, 10 e 15 anni. Ma anche a scadenze più in là con gli anni, dai 30 ai 50 anni. Gli stessi che gli italiani hanno attenzionato fin qui, in quanto di garantire maggiori sicurezze rispetto a un buono a breve scadenza.

Visto che negli ultimi anni i rendimenti offerti non hanno risposto alle aspettative degli investitori, l’appetibilità dei Btp poliennali aveva perso terreno. Colpa delle poche aspettative di guadagno naturalmente. Un trend invertito dalle ultime prospettive di rendimento, tali da convincere il Ministero dell’Economia a nuove emissioni di Titoli di Stato. In particolare, le buone sensazioni arrivano soprattutto dai Btp a 3, 7 e 10 anni, emessi per il secondo trimestre del 2022. Le scadenze si attesteranno rispettivamente al 15 agosto 2025, 15 giugno 2029 e 1 dicembre 2032. L’ammontare minimo, invece, sarà di 9 miliardi per i Btp a 3 anni, 10 per gli altri due.

Btp, perché conviene investire: il guadagno prospettato agli investitori

Considerando che, ora come ora, gli investitori chiedono buone rendite con rischio minimo, i Btp a lunga scadenza offrono una buona soluzione. La garanzia statale riduceva le possibilità di rischio anche in precedenza ma, visto il momento non esattamente favorevole agli investimenti, le nuove emissioni propongono alcune sfaccettature particolarmente interessanti. Il Mef ha infatti comunicato l’intenzione di mettere a disposizione ulteriori tranche di titoli nominali in corso di emissione, mantenendo una scadenza superiore a 10 anni. L’indicizzazione sarebbe all’inflazione, considerando le possibili dislocazione dei titoli sul mercato secondario. Occhio di riguardo anche sui titoli a medio e lungo termine, nominali e a tasso fisso o variabile. L’indicizzazione, pur restando in base all’inflazione, non sarebbe però in corso di emissione.

I Buoni del Tesoro indicizzati all’inflazione prevedono una rivalutazione ponderata delle cedole e anche del capitale sottoscritto su base semestrale. Il coefficiente di indicizzazione verrà calcolato sul rapporto fra l’indice dei prezzi alla data di pagamento e quello alla data della cedola pagata in precedenza. Sempre su base semestrale sarà quindi rivalutato il capitale investito, moltiplicando il valore nominale per la differenza fra coefficiente di indicizzazione e 1. In pratica, all’investitore spetterà sia la cedola che la quota del capitale rivalutato. Un bel vantaggio con rischio minimo. Quello che chiedevano gli investitori.

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