Vicini di casa nel risparmio: le soluzioni per spendere meno… insieme

La logica del risparmio non è figlia dei nostri tempi. E’ stata solo rafforzata dalla pandemia. E anche fra vicini di casa ci si intende.

 

Nel momento in cui si acquista una casa, ci si augura sostanzialmente due cose: che le condizioni lavorative permettano sempre di mantenersela e che il vicinato sia cordiale.

Risparmio vicini di casa
Foto © AdobeStock

Mai sottovalutare l’importanza di avere buoni vicini di casa. Non solo perché da questo dipende una discreta parte della propria tranquillità condominiale, ma anche perché non è escluso che possano nascere anche delle belle amicizie. Tali che, in alcuni casi, si potrebbe perfino arrivare a decidere di risparmiare sulle spese in modo congiunto. No, non è una pazzia. Specie in questo momento storico, la tendenza al risparmio è quanto di più comune ci sia in giro fra i contribuenti e la condivisione dei costi, laddove possibile, è una situazione tutt’altro che infrequente. E’ chiaro che spartirsi i costi delle utenze non sia una soluzione percorribile. Diverso il discorso in caso di installazione di pannelli fotovoltaici o altri dispositivi simili.

L’obiettivo del risparmio può diventare condiviso anche fra vicini, qualora a essere condivise siano le esigenze in comune. Questo può avvenire in condizioni di case adiacenti oppure qualora il condominio decida di installare dispositivi che regolano in modo comunitario l’afflusso di corrente elettrica o, più raramente, del gas. La condivisione dei costi, in questo caso, sarebbe però da ripartire in base ai consumi effettuati, rendendo complicato capire fin dove arrivi realmente la capacità di risparmio. Alcune situazioni, viceversa, stanno diventando rapidamente popolari proprio in virtù della loro convenienza. Ad esempio, la spartizione delle spese della connessione internet.

Vicini di casa, il risparmio comune: quali sono le spese condivise

Il concetto è quello della sharing economy, ovvero la condivisione delle spese basata sullo scambio di beni fra individui. E in questo rientrano anche servizi e conoscenze. Per questo, fra gli esempi migliori, figurano l’impianto dei pannelli fotovoltaici e la connessione internet. Scegliendo un unico fornitore per la manutenzione e la gestione degli impianti, ecco che la spesa potrà essere condivisa. Stesso discorso per un orto in comune. Più in generale, sono gli interventi in grado di migliorare la vita comune ad attirare la logia delle spese condivise. L’economica collaborativa, infatti, promuove dispositivi che consentono un risparmio comune. O, in alternativa, addirittura degli alloggi condivisi, tramite la progettazione collettiva delle abitazioni. In numerose città italiane l’economia collaborativa ha iniziato a prendere piede. Più che un modello economico, diventa una sorta di modello di consumo, basato sulla sostenibilità e l’ottimizzazione dei costi.

Al possesso, in pratica, si sostituisce l’uso. Più che possedere un bene, si cercherà di utilizzarlo solo quando necessario, per poi consentire a un altro utente di fare lo stesso. Anche i servizi fra privati rientrano nel quadro. Dai carpooling all’affitto di stanze o alloggi, in questo caso subentrano la logica del multiuso. Anche fra vicini di casa naturalmente. In un complesso residenziale, un gruppo di persone potrebbe decidere di coltivare uno spazio comune di cui beneficerebbe l’intera collettività condominiale. In questi casi, il bene comune consentirebbe il risparmio di denaro in altri settori, riducendo l’impatto ambientale e migliorando lo stile di vita. Man mano, anche le associazioni di consumatori hanno buttato un occhio di riguardo sull’economia collettiva. Segno evidente del mondo che cambia.

Impostazioni privacy