A quali cibi deve dire addio l’Italia se la Russia blocca l’export

Ecco quale scenario potrebbe profilarsi laddove la Russia dovesse bloccare le esportazioni verso l’Italia. Quali cibi rischiamo di non vedere più sulle nostre tavole

Vladimir Putin ha dichiarato che sarà più scrupoloso con l’export verso gli altri paesi, tra cui anche il Bel Paese, da sempre avvezzo all’importazioni di determinati alimenti dalla Russia.

Cibi
Fonte Adobe Stock

La guerra tra Russia e Ucraina non accenna a placarsi e se l’Europa sta ponderando nuove sanzioni da applicare alla nazione di Vladimir Putin, in Italia tiene banco il discorso importazioni.

Alcuni prodotti alimentari e non solo rischiano di non arrivare per un bel po’ nel nostro paese laddove la situazione dovesse protrarsi ancora a lungo. Il presidente russo ha parlato all’Agenzia Tass rivelando di voler essere più scrupoloso con le importazioni di cibo all’estero. 

Quali cibi provenienti dalla Russia rischia di perdere l’Italia

Da un lato c’è l’esigenza di salvaguardare il proprio territorio visto che le ostilità stanno avendo delle conseguenze anche sulla popolazione. Dall’altro si tratta di un “dispetto” nei confronti dell’Europa che continua con le sanzioni e i divieti nei confronti della Russia.

Tutto logico e lineare, ma bisogna considerare che negli ultimi anni il commercio con il suddetto paese è aumentato rispetto al passato. Dunque, un eventuale stop potrebbe portare all’UE la mancanza di diversi prodotti.

Focalizzandoci solo sull’Italia, le colture agricole come cereali e semi oleosi arrivano principalmente da lì. In totale l’import italiano dalla Russia equivale a 13-14 miliardi di euro all’anno. Solo nel 2020 a causa della pandemia era calato a circa 9 miliardi di euro.

I principali scambi riguardano però i materiali chimici e di raffinazione del petrolio, oltre che la legna e la paglia. Per effetto di ciò i maggiori rischi sono relativi al settore energetico più che a quello alimentare.

Niente di buono insomma, con l’effetto principale già piuttosto visibile, ovvero l’inflazione dei prezzi per i beni di prima necessità a partire dal grano fino ad arrivare al mangime per gli animali. Al momento però la crisi alimentare sembra scongiurata.

Questo non significa che bisogna rimanere fermi ad aspettare. L’Italia deve considerare la dipendenza di grano e altri cibi indispensabili per l’allevamento, ragion per cui deve aprire i propri orizzonti verso altri mercati.

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