In pensione senza dire l’età, ipotesi impossibile? Forse no…

Una soluzione sullo stile della Quota 41 per i lavoratori precoci ancora non c’è. Andare in pensione con il solo requisito contributivo, però, non è impossibile.

 

Qualsiasi sia la forma di pensione alla quale si ha diritto, il sistema richiede due requisiti imprescindibili: quello contributivo e, naturalmente, quello angrafico.

Pensione età
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In entrambi i casi, si tratta di parametri essenziali per determinare non solo il diritto effettivo al trattamento ma anche le modalità di fruizione, sia in termini quantitativi che temporali. Per questo risulta difficile pensare a un sistema che permetta di andare in pensione omettendo di dichiarare uno dei due requisiti. E se i contributi, in qualche modo, possono ricevere delle integrazioni o sfruttare dei cavilli utili a equilibrare il fattore, sul piano anagrafico ci si può fare poco. La data di nascita, presente su ogni documento, darà contezza dell’età del contribuente che richiede l’accesso al trattamento pensionistico.

Una pratica alla quale non si sfugge. O forse sì? E’ chiaro che la pensione, di per sé, viene connotata idealmente ai lavoratori più anziani, con tanti anni di operatività alle spalle e, naturalmente, di contributi versati. Una misura strutturale priva di vincoli anagrafici, di per sé, non esiste. Anche se, negli ultimi anni, il tema non è stato del tutto ignorato in seno alle varie amministrazioni. Da tempo, ad esempio, si parla della cosiddetta Quota 41, senza tuttavia prendere l’ipotesi (finora) realmente in considerazione. Sul tema, a mordere il freno sono i sindacati.

In pensione con il calcolo misto: quali requisiti e (soprattutto) quali guadagni

Una Quota 41, in realtà, esiste già. E riguarda i cosiddetti lavoratori precoci, ossia coloro che possono dimostrare almeno 12 mesi di contribuzione effettiva prima del compimento del 19esimo anno di età. Una misura allargata a tutti i contribuenti pensionabili, invece, rimane un tema divisivo. I sindacati maggiori hanno spinto (e continuano a farlo) sul quadro nel suo insieme, adducendo come motivazione plausibile il fatto che, con 41 anni di contributi versati, qualsiasi età possa essere valida per l’accesso alla pensione. In sostanza, il requisito contributivo andrebbe a sostituire a tutti gli effetti quello anagrafico. Una proposta che non ha convinto il Governo, incluso quello guidato da Mario Draghi, tutt’altro che propenso a intavolare una trattativa.

A meno che, come emerso durante le discussioni, non si proceda a una penalizzazione sull’assegno. Peraltro crescente in base agli anni mancanti al raggiungimento del requisito anagrafico richiesto dall’Inps per l’erogazione della pensione di vecchiaia. Al momento, l’unica soluzione (anzi, l’unico spiraglio) è costituita dal ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo. La Quota 41 pura resta un’ipotesi ma il ritiro dal lavoro nel 2023 con pensione anticipata a sistema interamente basato sulla contribuzione può essere possibile. Con requisito anagrafico fissato sui parametri di Quota 102. Ovvero, 64 anni.

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