Conti correnti, la crisi non perdona: arriva la stangata sui risparmiatori

Nemmeno i conti correnti restano a galla. L’aumento dell’inflazione e lo scenario macroeconomico incerto alzano i costi.

 

Non è un periodo facile per i risparmiatori. Lo scenario internazionale tiene sollecitati i mercati, impedendo lo sviluppo di una prospettiva a lungo termine. O addirittura a medio.

Banche mazzata conti correnti
Foto © AdobeStock

E se gli investimenti ne risentono, le cose non vanno meglio sul fronte dei depositi. Anche perché, in questo caso, a pesare è il periodo di inflazione, che non premia la strategia del risparmio né quella dell’investimento. Il problema è che il periodo di flessione potrebbe riguardare direttamente i conti correnti, in un momento storico in cui la stipula dei contratti con gli istituti di credito potrebbe nascondere la macchia d’olio delle commissioni. Una sorta di congiunzione astrale sfavorevole ai risparmiatori, i quali potrebbero incappare negli effetti diretti della redditività sotto pressione a causa del quadro economico attuale. Anche settori paralleli, come quello dei mutui, hanno finito per risentire della crisi.

Per quanto riguarda i conti correnti, però, la situazione è decisamente impellente. Basti pensare che alcuni gruppi bancari, come CheBanca, ha scoperto i propri tassi di interesse negativi applicati dalla Banca Centrale Europea. Il che ha costretto i vertici a una misura compensativa rapida, che si è tradotta nel raddoppio dei costi di gestione dei conti bancari. Le uniche variazioni riguardano il singolo rapporto ma, per il resto, l’aumento ci sarà e sarà anche significativo, visto che anche gli altri istituti di credito si sono visti costretti a rivedere le impostazioni tariffarie dei conti correnti.

Conti correnti, ecco la stangata: come aumentano i costi da banca a banca

A tracciare un quadro della (preoccupante) situazione è Altroconsumo, che ha individuato nelle motivazioni poste dalle banche una ragione non sufficiente ad alzare l’asticella dei prezzi. Fatto sta che gli istituti di credito avevano addotto i tassi negativi come pietra d’angolo per l’aumento dei costi base. Per la verità, già all’inizio dell’anno le cose hanno preso una piega tutt’altro che buona: con l’entrata del 2022, gli aumenti diffusi hanno interessato anche i conti correnti, specie per quel che riguarda i pensionati, colpiti da un incremento medio del 13% sui conti online. I quali, in teoria, dovrebbero comportare costi minori. Per quelli allo sportello, l’aumento era stato del 5%. Non era andata meglio nemmeno alle famiglie, la cui dose di rincari era stata caratterizzata da un +12% sui conti online e un +2% su quelli tradizionali.

Salvi, ma solo momentaneamente, i giovani. Per loro si registra ancora una riduzione (circa del 5%), anche se il quadro generale non incoraggia visioni ottimistiche. L’esempio di Che Banca è indicativo ma non l’unico. Un istituto di credito di grandi proporzioni come Unicredit, per dirne una, ha alzato del 33% i costi del conto MyGenius, mentre Fineco potrebbe a breve applicare la temuta cesura delle giacenze superiori a 100 mila euro. In sostanza, non ammortizzerà i costi derivati dalla stasi del denaro con i rincari sui conti correnti ma utilizzerà la cesoia su quelli stagnanti. Per i risparmiatori, inoltre, sarà necessario fare attenzione anche ai sistemi di pagamento della piattaforma PagoPa, praticamente quasi obbligatori per la Pubblica amministrazione. I costi delle operazioni si aggirano su 1,56 euro. Tutt’altro che un risparmio.

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