Dolore all’anca, meglio non dormirci: in questi casi scatta l’invalidità

Soffrire di dolori all’anca può derivare da cause diverse. Le compromissioni, nei casi più gravi, possono consentire l’attribuzione di un 85% di invalidità.

 

Il termine tecnico sarebbe “coxalgia” ma per la localizzazione sul corpo umano, tale patologia viene chiamata con nome decisamente più colloquiale. Ossia, dolore all’anca.

Dolore anca invalidità civile
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Perché in fondo di questo si tratta: infiammazioni o problematiche di vario tipo proprio sulla fascia muscolare od ossea corrispondente all’anca, destra o sinistra. Un problema che, spesso, può determinare una riduzione della mobilità e altri inconvenienti tipici dei dolori delle articolazioni. E, più in generale, dell’apparato muscolare-scheletrico. Niente di strano chiedersi se, per questo tipo di patologie (anche croniche in alcuni casi), esistano delle agevolazioni specifiche, come quelle portate da una percentuale di invalidità attribuita. Un quesito legittimo, considerando che le anche sopportano una parte consistente del peso corporeo, e un malfunzionamento di un’area così importante rischia di pregiudicare non poco anche l’attività lavorativa.

Generalmente, la coxalgia può derivare da cause numerose. Dal semplice trauma a una frattura, passando per lesioni croniche e perfino artrosi, più comune fra i pazienti anziani ma non meno dolorosa anche per i giovani eventualmente interessati dal problema. Un’artrite infiammatoria o un’infezione potrebbe essere individuata come causa qualora il problema si presentasse in modo improvviso. Le forme di coxalgia possono essere più o meno gravi, tanto da non interessare esclusivamente la parte del corpo corrispondente all’anca. Il dolore può infatti estendersi al bacino, al gluteo, persino alle ginocchia. Facile campire come, in casi di acutezza, la deambulazione possa essere complicata.

Dolore all’anca, quando e perché arriva l’invalidità civile

Per rispondere alla domanda iniziale, si può dire che il dolore all’anca non deve essere assolutamente sottovalutato. Esistono infatti delle condizioni che concedono addirittura delle percentuali di invalidità, conseguenti a una situazione cronica oppure provvisoria. Le percentuali sono attribuite in base alla gravità della condizione clinica e si va da un 31%-40% per gli esiti di un trattamento chirurgico con endoprotesi all’anca all’85% per un caso di disarticolazione. In mezzo, alcuni trattamenti riservati all’anchilosi di anca in buona posizione (41%) e alla rigidità superiore al 50%, che conferisce un 35% di invalidità civile. Chiaramente, la commissione medica stabilirà l’attribuzione non solo in merito alla patologia o alla condizione ma anche alla compromissione dell’attività lavorativa. Questo se il soggetto è in età fra 18 e 67 anni.

Per i soggetti più anziani si valuterà, invece, la capacità di svolgere le proprie attività quotidiane. Nei casi più gravi, come può essere la disarticolazione (che infatti attribuisce la percentuale più elevata), i trattamenti potrebbero non limitarsi all’inquadramento nell’invalidità civile. Compromissioni serie delle capacità di deambulazione possono consentire a chi soffre di queste patologie la possibilità di accedere all’indennità di accompagnamento. In pratica, si rientrerebbe di fatto nell’egida della Legge 104, con tutte le agevolazioni che ne conseguono. Inclusa l’esenzione dal ticket sanitario, valida però esclusivamente per le visite connesse alla patologia di cui si soffre.

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