Attenzione, una pensione su tre è sbagliata: come rimediare

L’Inps può commettere errori, così come può commetterli il pensionato. Fatto sta che la pensione è spesso meno (o più) di quanto dovrebbe essere.

 

Pensioni più basse ma non per colpa dei… pensionati. Un paradosso che accomuna molti beneficiari dei trattamenti post-lavoro e che, in realtà, trova una spiegazione abbastanza semplice.

Pensione errore Inps
Foto © AdobeStock

Non che questo lo giustifichi, sia chiaro. Secondo alcuni dati statistici stilati da organizzazioni sindacali e patronati, si parla di almeno una pensione errata ogni tre. A sfavore del pensionato si intende. Una situazione della quale gli interessati dovrebbero essere informati, in modo corretto e trasparente. Molti di loro, invece, non sono nemmeno al corrente di una problematica che nasce a monte, ovvero in seno all’Inps. Errori dettati dal sovraccarico di pratiche ma anche, in alcune circostanze, dai mancati adempimenti dei pensionati stessi. Situazioni scomode ma perlopiù risolvibili senza grossi patemi, a patto che sia l’interessato a muoversi per tempo, inoltrando all’Istituto la domanda di revisione dell’assegno.

E’ chiaro che questo presuppone di accorgersi dell’errore. E non è sempre semplicissimo poiché, nella maggior parte dei casi, l’assegno pensionistico viene incassato senza aggiungere ulteriori calcoli rispetto a quelli effettuati al momento della richiesta di pensione. Tuttavia, si parla di errori piuttosto comuni, specie quando a carico del pensionato che, di fatto, omette un documento o semplicemente commette un errore di calcolo. Da parte sua, l’Inps può compierne sia in eccesso che in difetto. Questo non toglie che, negli anni, l’Istituto abbia dovuto sostenere spese non indifferenti per far fronte ai vari ricorsi, inoltrati per ritardi, mancati o errati accrediti.

Pensione sbagliata, come risolvere e ottenere gli arretrati

A fronte di una pensione sbagliata, però, non è sempre necessario andare a interpellare il Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps (il Civ), che regola le procedure di correzione. E che, di fatto, si occupa dei contenziosi. L’Istituto, infatti, permette di inoltrare una semplice richiesta di revisione, supportata da documentazione apposita, che dà diritto sia alla maggiorazione (in caso) dell’assegno che agli arretrati non corrisposti. Posto che per “pensione” si fa riferimento a qualsiasi tipo di trattamento (incluse le pensioni di invalidità), l’Inps richiede all’interessato la presentazione del Modello RED o, in alternativa, presentando una domanda di ricostituzione della pensione.

Le situazioni possono essere varie e variabili da un caso all’altro. Ad esempio, qualora un pensionato non abbia richiesto un trattamento a cui avrebbe avuto diritto, si parlerà di diritti inespressi. In queste circostanze, si parla di fruizioni non sempre godibili ma ottenibili qualora cambino le condizioni reddituali. Per questo, di anno in anno, va monitorata la propria situazione, così come l’uniformità della pensione percepita a quanto effettivamente sia nel diritto del pensionato. In caso siano stati tralasciati alcuni contributi (i cosiddetti “contributi silenti”) ai fini del trattamento pensionistico, potrà ugualmente avvenire la ricostituzione dell’assegno. In questo caso, non più a fini reddituali ma contributivi. La sostanza, a ogni modo, non cambia di molto.

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