Pensione, perché sospendono i pagamenti: i dettagli da tenere d’occhio

Nonostante sia un diritto acquisito da una vita di lavoro, la pensione non è esente dal rischio di sospensione. Ecco i casi a cui fare attenzione.

 

Raggiungere i requisiti necessari per la pensione significa essere inquadrati in una procedura che raramente può essere pregiudicata. Questo non toglie che alcune determinate circostanze possano mutare la stabilità raggiunta.

Stop pagamento pensionii
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Il pagamento di un trattamento pensionistico non può, di regola, essere interrotto. Questo perché si tratta di un diritto acquisito e, soprattutto, derivante dal versamento regolare di contributi. Il tutto è quindi garantito dalla Legge, senza possibilità di revoca o di modifiche di sorta. Almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Può accadere, infatti, che si manifestino delle condizioni tali da portare non a una revoca ma almeno alla sospensione dei pagamenti. O, in altri casi, alla riduzione degli assegni. Una casistica anch’essa prevista dalla Legge, che ammette delle eccezioni al mantenimento del diritto a patto che determinate prerogative vengano a mancare.

Le circostanze più prossime alla quotidianità sono legate alla situazione reddituale del pensionato. Ad esempio, nel caso di pensioni anticipate come la vecchia Quota 100, la sospensione potrebbe manifestarsi nel momento in cui il reddito da lavoro supera la soglia limite di 5 mila euro. Questo perché si incorrerebbe nel cosiddetto divieto di cumulo, previsto peraltro anche per ulteriori trattamenti pensionistici, come gli assegni invalidità erogati dall’Inps. Anche in casi simili, superando alcuni limiti reddituali ben definiti, si tratti di un singolo o di un nucleo familiare, il provvedimento potrebbe incorrere in sospensione. Stesso discorso, nel caso dell’invalidità, per il mancato superamento della revisione sanitaria.

Pensione, quando scatta la sospensione: i limiti di pignoramento

Le indennità economiche, quindi, viaggiano al pari dei trattamenti pensionistici. E anche chi percepisce una pensione risiedendo all’estero rientra nel monitoraggio. Anzi, per costoro è stata ultimamente rafforzata la regola di vigilanza, con l’obbligo di comunicazione della propria esistenza in vita che determinerà il continuare a percepire o meno l’assegno mensile. Coloro che non provvederanno a contattare l’Inps mediante le procedure dettate dall’Istituto (con un riscontro de visu, tramite videochat, e presentazione dell’istanza necessaria), vedranno il loro assegno dapprima sospeso e, in seguito, revocato. Questo, naturalmente, vale per i beneficiari ancora in vita che ometteranno di ottemperare alla regola stabilita dall’Inps.

Attenzione però, perché uno dei casi più frequenti di sospensione del pagamento della pensione riguarda i pignoramenti. Casi estremi che possono verificarsi in presenza di pendenze o situazioni debitorie non onorate. Va ricordato, però, che il limite al pignoramento è stabilito per Legge e potrà essere applicato solo in parte e in base all’importo percepito. Ad esempio, per i trattamenti di pensione fino a 2.500 euro, non si potrà andare oltre un quinto dell’importo complessivo. Ci si sposta a 1/7 per le pensioni fra 2.500 e 5 mila euro e a 1/10 per le rendite superiori a 5 mila. Qualora le rendite siano inferiori all’importo limite “vitale”, ossia un 1,5 volte di importo massimo pignorabile, la procedura non potrà essere attuata.

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