Pensione di vecchiaia, ricette per l’anticipo: occhio alle eccezioni

Il requisito dei 67 anni di età è fondamentale per la pensione di vecchiaia. Esiste però qualche deroga, soprattutto con strumenti paralleli.

 

Il requisito dei 67 anni di età è indispensabile per assicurarsi la classica pensione di vecchiaia. Accanto, chiaramente, ai 20 anni minimi di contributi versati.

Pensione vecchiaia anticipo
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Difficile trovare soluzioni alternative, anche a fronte di un numero superiore di anni contributivi versati ma un’età anagrafica inferiore. Il compimento del 67esimo anno di età, infatti, concede di default l’accesso alla pensione ordinaria, a fronte del requisito minimo a livello di contributi. Un requisito, quello dell’età, che sarà valido per tutto il resto del 2022, nel 2023 e persino nel 2024. Una prima modifica arriverà a partire dall’1 gennaio 2025, qualora l’aspettativa di vita dovesse confermarsi in rialzo come in questo momento. A confermare l’andazzo è stato lo stesso Inps, che ha diffuso una circolare in merito sottolineando come, per il momento, il tetto dei 67 anni non sarà derogabile. Al ribasso chiaramente.

Attenzione alle possibili eccezioni però. Non tanto sull’accorciamento dei tempi per l’accesso alla pensione di vecchiaia, quanto alle possibilità relative ad arrivare in anticipo al pensionamento in generale. Per quest’anno è stato deciso di sostituire Quota 100 con Quota 102, ovvero consentendo la pensione a 64 anni di età e 38 di contributi. Altri strumenti sono stati rinnovati, come Opzione Donna (riferita chiaramente alle lavoratrici), e altri potenziati come l’Ape Sociale per chi svolge lavori usuranti. Altre possibilità, invece, sono meno note. Ad esempio, quella prevista dalla Legge 503/1992 che, di fatto, concede un’eccezione sull’età che concede il diritto alla pensione di vecchiaia. Il riferimento è soprattutto a chi ha utilizzato la contribuzione da lavoro dipendente.

Pensione di vecchiaia, l’eccezione che concede l’anticipo: cosa dice la Legge

Il caso specifico, consente di accedere al pensionamento all’età di 56 anni per le donne, mentre a 61 anni per gli uomini. L’unica condizione è il riconoscimento, da parte dell’Inps, di un’invalidità pari o superiore all’80%. Attenzione, perché il semplice beneplacito delle Commissioni di accertamento dell’invalidità civile non sarà sufficiente. L’occasione concessa per l’anticipo, infatti, prevede una domanda inoltrata all’Inps, con tanto di certificato medico allegato. Dopodiché, l’Istituto stabilirà una data per una visita di accertamento, così da stabilire la percentuale di invalidità. Effettuato questo ulteriore stop, l’Inps potrà riconoscere l’anticipo della pensione, che andrà a decorrere dodici mesi dopo l’inoltro della domanda. La regola è quella della cosiddetta “finestra” che, in questo caso, sarà pari a un anno.

Naturalmente, se si vuole anticipare l’Ape Sociale potrebbe essere una soluzione prioritaria. Anzi, forse la migliore in un certo senso. Si tratta, infatti, di una sorta di anticipo del trattamento pensionistico ma non di una pensione vera e propria. Al compimento dei 63 anni, con determinati requisiti sia contributivi che soggettivi, sarà possibile accorciare i tempi. Al netto, però, di alcune prerogative. Innanzitutto un minimo di 30 anni di contribuzione e lo status di disoccupazione o invalidità civile pari ad almeno il 74%. Anticipo valido anche per i caregiver, familiari che svolgono da almeno sei mesi assistenza a un parente portatore di handicap grave. Per chi ha svolto lavori usuranti, serviranno almeno 36 anni di contributi. In alternativa, largo alla pensione previdenziale, riconosciuta in base a una riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo.

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