Assegno unico, il dubbio della richiesta: cosa (non) cambia fra madre e padre

Rispetto agli Assegni familiari, con l’Assegno unico si tiene un profilo diverso basato sull’Isee. Il quale azzera le differenze fra i richiedenti.

 

L’Assegno unico verrà riconosciuto a tutte le famiglie italiane con almeno un figlio a carico. Un’agevolazione che raggruppa alcuni vecchi bonus-famiglia ma che, al momento, non avrebbe ancora convinto gli italiani.

Assegno unico genitore
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Secondo l’Inps, infatti, la maggior parte dei nuclei familiari non avrebbe ancora presentato la domanda per ottenere l’Assegno, previsto per i figli minori e, in casi particolari, per i maggiorenni di età inferiore ai 21 anni. Attenzione, perché di tempo non ce n’è più molto: il termine scade il prossimo 28 febbraio, a fronte di una proroga dell’entrata in vigore che, da gennaio 2022, ha posticipato il tutto al mese di marzo. Una scadenza, quella della fine del mese, valida per chi vorrà ricevere la prima mensilità già nella seconda metà di marzo. Tutti gli altri potranno effettuare richiesta entro il 30 giugno, per poi ricevere gli arretrati a partire proprio dal mese di marzo.

Questo per quanto riguarda le parti tecniche. Ciò che sembra frenare le famiglie, infatti, non è tanto la data o il merito dell’agevolazione, quanto le modalità di richiesta. Il dubbio sarebbe relegato soprattutto a quale genitore debba effettivamente richiedere l’Assegno unico, domanda particolarmente frequente nelle coppie non sposate. Questo perché, con gli Assegni familiari, poteva risultare conveniente presentare domanda a un genitore piuttosto che all’altro. Il calcolo dell’importo, per le coppie non sposate, teneva in considerazione solo i redditi di chi la inoltrava. In pratica, per le coppie non sposate, il genitore con il reddito più basso risultava essere favorito in linea generale.

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Assegno unico, le differenze da un genitore all’altro

Per quanto riguarda l’Assegno unico universale, l’Inps spiega che la domanda deve essere presentata da uno dei due genitori esercenti la responsabilità genitoriale. Senza considerare la convivenza del figlio. In sostanza, fra padre e madre non cambia nulla: l’importante è che il richiedente soddisfi i requisiti previsti dall’agevolazione. Si fa quindi riferimento alla cittadinanza italiana o europea, alla soggezione al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia e alla residenza sul territorio nazionale. Inoltre, il richiedente dovrà essere (o essere stato) titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato semestrale per almeno due anni. Una sostanziale differenza rispetto agli Assegni familiari che, di fatto, azzera le differenze reddituali fra un genitore e l’altro. L’importo della prestazione resterà infatti il medesimo.

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Tra Anf e Assegno unico le differenze sono evidenti soprattutto nelle modalità di calcolo. Con il nuovo incentivo, infatti, viene considerato l’Isee complessivo, nel quale sono compresi entrambi i genitori. E, in generale, tutti i componenti del nucleo familiare. Per chi non è sposato ma convive, non cambierà nulla in quanto tutti faranno parte della medesima famiglia. Chi non è sposato né convivente, sarà comunque considerato nell’Isee complessivo, in qualità di componente aggregato al nucleo familiare. Questo se il genitore non convivente risulta coniugato con altra persona, oppure in caso di figli con una persona diversa dall’atro genitore. Rientrano nel quadro anche i genitori esclusi dalla potestà dei figli o allontanati dalla residenza familiare. Questi sono gli unici casi che esulano dal trattamento su base Isee. In sostanza, tra madre e padre non vi sono differenze di sorta. Meglio affrettarsi con le domande.

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