Conto corrente cointestato, i dettagli nel mirino del Fisco: facciamo chiarezza

Il conto corrente cointestato è oggetto di controlli da parte del Fisco. Di chi sono realmente i soldi? La tassazione applicata è corretta? Sciogliamo i dubbi.

Coniugi, parenti, membri di una società possono aprire un conto cointestato. Quali sono le regole da seguire per non rischiare sanzioni da parte del Fisco?

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La cointestazione prevede la sottoscrizione di un contratto tra più parti interessati e un istituto di credito. La titolarità è massimo del 50% per ogni intestatario e ogni titolare deve compiere versamenti sul conto comune per non rischiare di essere sottoposti a verifiche del Fisco per individuare a chi realmente appartiene il denaro. Il conto si cointesta per consentire una gestione comune di spese e dei risparmi. Ogni correntista ha la facoltà di effettuare individualmente le operazioni bancarie ed ogni intestatario è considerato debitore o creditore con riferimento al saldo sul conto. Detto questo, alcuni dettagli possono far scattare controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate tanto da far modificare l’impostazione del conto corrente alla Cassazione.

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Conto corrente cointestato, le premesse

Per comprendere i cambiamenti attuati dalla Cassazione occorre cominciare con l’approfondire le caratteristiche del conto corrente cointestato. Esistono diverse tipologie di conti cointestati. Ci sono quelli a firma disgiunta che consentono ad ogni intestatario di operare separatamente e allo stesso modo e quelli a firma congiunta per i quali è prevista la presenza di tutti i correntisti titolari del conto per compiere un’operazione. Una terza tipologia nasce dall’unione delle prime due. Gli intestatari, in questo caso, stabiliscono quali operazioni compiere a firma disgiunta e quali a firma congiunta.

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Tutti i conti cointestati sono disciplinati dal Codice Civile con gli articoli numero 1298 e 1954. Il Codice determina le caratteristiche dei conti e ne disciplina gli aspetti più particolari come il trasferimento di denaro tra intestatari in caso di decesso di uno di loro, le conseguenze di un divorzio o di un pignoramento. Le situazioni che si sono succedute nel corso degli anni hanno portato la Cassazione ad uno stravolgimento delle impostazioni della cointestazione dei conti.

Le direttive da conoscere

Conto corrente cointestato, la dicitura lascia presupporre che il denaro presente sul conto sia in comproprietà tra gli intestatari. Il pensiero era corretto fino a che la Cassazione ha stravolto le direttive con un’ordinanza dello scorso 22 settembre 2021. Il cambiamento si è reso necessario dopo una verifica dell’Agenzia delle Entrate effettuata sul conto cointestato di due coniugi. Secondo l’Agenzia, il denaro versato dalla moglie e poi prelevato doveva essere tassato in capo al coniuge imprenditore.

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Il motivo è da riscontrarsi nel fatto che la somma non era una donazione al partner del 50% del totale solo per avere un conto cointestato. Nel momento in cui la provenienza è certa da una parte solamente, occorre che le quote sia assoggettate alla tassazione IRPEF. Il fatto che il conto corrente sia cointestato non fa cadere la tassazione. La Cassazione ha dato ragione al Fisco confermando che chi versa i soldi ne ha la proprietà mentre l’appartenenza è di chi li utilizza per coprire spese ed effettuare prelievi. Tutto ciò per sottolineare come le somme sono soggette ad IRPEF perché si accumulano con il reddito imponibile.

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