Pensioni più ricche a marzo: ecco perché si può sperare davvero

L’indice di perequazione salirà come previsto. E le pensioni conosceranno un piccolo aumento nei ratei mensili, già a partire da marzo.

 

L’inizio dell’anno ha mantenuto le premesse. Sì, con la “E”. Era stato anticipato che le pensioni avrebbero conosciuto un breve interregno di transizione e così è stato.

Pensioni marzo
Foto © AdobeStock

Una piccola frenata sugli assegni in attesa di un mese di marzo decisamente più roseo sul piano delle entrate. Il pagamento delle pensioni del mese di febbraio è appena andato in archivio ma le erogazioni del mese che verrà non sono poi così lontane. Inoltre, i prossimi giorni saranno caratterizzati da un’intensa attività dell’Inps che procederà a ulteriori pagamenti accanto a quelli degli assegni pensionistici. Per quanto riguarda questi ultimi, a ogni modo, c’è attesa per capire se, effettivamente, gli applicativi previsti porteranno realmente a un incremento degli importi, almeno per alcune categorie di contribuenti.

Gli indici perequativi mutevoli, infatti, dovrebbero portare un beneficio a diversi contribuenti che hanno terminato la loro attività lavorativa. Senza contare l’applicazione delle nuove aliquote Irpef che, anche sul fronte pensioni, dovrebbero alzare leggermente il tiro. Come detto, per verificare tutto non ci sarà da aspettare molto: a partire dal 23 febbraio, infatti, si procederà all’erogazione, seguendo la logica dello stato di emergenza (ordine alfabetico e anticipo per alcuni pensionati). Il calendario non è ancora stato ufficializzato ma difficilmente cambierà qualcosa. Così come per chi riceve l’accredito su conto corrente è certo che si dovrà attendere l’1 marzo.

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Marzo dunque. Un mese che per definizione è pazzerello ma solo per quanto riguarda il meteo. Stavolta le novità dovrebbero essere importanti in positivo. Il secondo aumento previsto, infatti, dovrebbe portare i ratei di alcuni pensionati ad alzare la posta, proprio grazie alle perequazioni. Fin dall’inizio dell’anno, era stato disposto che l’indice di perequazione fosse portato dall’1,60% del 31 dicembre all’1,70%. Una proposta che il Mef aveva ufficializzato ma che ha richiesto un paio di mesi di assestamento. Il risultato è stato che, per i primi due mesi dell’anno, l’indice applicato è rimasto quello di fine 2021. Ora però dovremmo finalmente esserci: non solo verrà utilizzato il nuovo indice ma l’Inps dovrebbe provvedere al ricalcolo degli importi, con riconoscimento degli arretrati dei primi due ratei.

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Non si parla di cifre mostruose ma, sicuramente, lo scatto dello 0,10% più gli arretrati porterà qualche soddisfazione. Lo stesso Inps, a gennaio, aveva inserito nel cedolino l’avviso che, nel primo trimestre 2022, avrebbe disposto il saldo delle differenze. A questo scarto, dovrebbero aggiungersi altre due componenti da non sottovalutare, come la revisione (o meglio la riduzione) degli scaglioni Irpef e la soglia alzata della no-tax area. Il mix porterà quindi alla seconda parte dell’aumento previsto per il 2022, col risultato che le pensioni del ceto medio saliranno di qualche punto percentuale sui ratei mensili. Un ritocco ma, alla fine dell’anno, in grado di fare la differenza.

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