Accertamento fiscale, cos’è e come impugnarlo: quello che non ci viene detto

Che cosa si intende per accertamento fiscale, quando è illegittimo e come si può impugnare: tutto quello che non sapevamo.

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Quando leggiamo la parola “accertamento“, bisogna subito capire che il Fisco sta richiedendo maggiori tributi rispetto a quello che abbiamo pagato, o l’adempimento di tributi che non abbiamo pagato affatto. Meglio conoscere i controlli più frequenti del Fisco, ma anche in che modo essi avvengono. Gli accertamenti fiscali sono di fatto anche detti recupero a tassazione, e questo può anche indicare il procedimento, che porta all’emanazione dell’atto impositivo finale. 

Gli accertamenti, possono essere finalizzati soltanto dagli enti pubblici, quasi sempre dall’Agenzia delle Entrate, per tasse non pagate allo Stato, ma che possono riguardare anche enti locali come possono essere le mancanze legate alla Tari, all’Imu o per esempio il bollo auto che non abbiamo versato alla Regione. Quando si parla di Irpef, Iva o Imu, l’atto assumerà il nome di avviso di accertamento, mentre se leggiamo di un avviso di liquidazione avrà certamente pertinenza con l’imposta di registro o di successione.

Come funziona l’accertamento fiscale

Iniziamo dalla motivazione che lo fa partire, l’accertamento fiscale infatti non può essere immotivato. Quindi devono essere ben chiare le motivazioni per la richiesta di aggiunta di pagamento. Questo, garantisce al contribuente la possibilità di contestare la pretesa impositiva e nel caso, presentare ricorso al giudice. Quando un accertamento viene trovato con motivazione contraddittoria o non completa, questo è illegittimo e quindi potrà essere contestato.

Tempestività: deve essere sempre tempestivo, vale a dire che ha bisogno di rientrare nei termini detti di decadenza o prescrizione. Attenzione però, l’Agenzia delle Entrate ha lunghi tempi di richiesta, per esempio per i redditi non dichiarati, dispone di 5 anni di tempo da quello in cui si è presentata la dichiarazione dei redditi. Mentre una mancata comunicazione sempre in dichiarazione dei redditi, ha 7 anni per essere contestata. Una Regione ha 3 anni di tempo per recuperare il bollo auto e così via.

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Ma se starete molto attenti, potreste anche appigliarvi alla forma. Infatti, l’accertamento ha obbligo di rispettare precisi requisiti di forma. Infatti, deve essere necessariamente sottoscritto da un funzionario responsabile o incaricato e deve essere notificato al contribuente con raccomandata a.r., con consegna a mani o con Pec. Se una di queste regole viene meno, l’atto può essere classificato come illegittimo, in favore del contribuente.

Per esser certi di non fare errori, vediamo poi come avverrà l’eventuale impugnazione di un accertamento fiscale. Esso, viene impugnato dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale in primo grado e dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale in appello. Il termine per poterlo impugnare è di 60 giorni dall’avvenuta notifica e quindi se essi venissero superati, l’atto in qualunque forma, anche sbagliata, verrebbe dichiarato definitivo e immediatamente esecutivo. Inoltre lo Statuto dei contribuenti impone che l’accertamento fiscale contenga tutte le informazioni necessarie all’impugnazione, consentendo quindi il giudice, i termini entro quali verrà effettuato ed infine il nominativo del responsabile del procedimento.

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