Busta paga e contributi, versa sempre il datore? Cosa c’è da sapere

La consegna della busta paga è solo l’apice di un iceberg procedurale. Fra i vari obblighi del datore di lavoro, però, figura anche qualche beneficio.

Busta paga dipendenti
Foto: Web

Per chi opera autonomamente non sussistono dubbi: i contributi sono a carico personale, versati regolarmente in proporzione a quanto fatturato. Meno chiara, invece, può essere la situazione relativa ai lavoratori dipendenti. In caso di lavoro subordinato, infatti, la vulgata vuole che siano i datori stessi a versare i contributi, mentre al dipendente viene consegnata la regolare busta paga. Una procedura standard: tale strumento, infatti, è comune a tutti i rapporti di lavoro subordinato e che, per legge, deve essere consegnato al lavoratore da parte del suo datore. L’obiettivo è chiaramente quello di indicare in modo trasparente la composizione della retribuzione mensile. La regolamentazione è piuttosto datata, visto che fa fede alla legge n. 4 del 1953.

A ogni modo, meglio non fare confusione: la busta paga non ha sempre a che fare con i contributi versati, seppur equiparabile per certi versi. Secondo le regole del contratto di lavoro subordinato, che determina le responsabilità e i diritti sia del lavoratore che del datore, i contributi indicano i versamenti obbligatori che gravano sul datore di lavoro. La contribuzione previdenziale obbligatoria, infatti, è sempre a carico dell’azienda e, solitamente, si compie entro il 16 del mese tramite F24. La contribuzione, però, non è comune a tutti i lavoratori. Il calcolo dei contributi, infatti, deve tenere conto dell’aliquota contributiva a carico di lavoratore e azienda, da applicare all’imponibile previdenziale.

Busta paga, quali sono gli obblighi del datore di lavoro

L’aliquota può cambiare in base al modo in cui l’Inps inquadra l’impresa in questione. L’inquadramento dovrà essere indicato all’Istituto stesso, anche se l’aliquota può essere soggetta a variazione anche in base alla presenza di specifici benefici. A ogni modo, l’imponibile previdenziale (ovvero il valore su cui si applica la contribuzione) si costituisce dai compensi percepiti e quindi imponibili a livello fiscale. Dopo aver determinato l’ammontare dei contributi, l’azienda provvederà al versamento degli stessi al sistema previdenziale. La quota trattenuta a carico del lavoratore sarà presente in busta paga. L’operazione di calcolo non è complessa dal momento che, una volta individuato l’inquadramento Inps e l’aliquota, l’azienda verserà una somma derivate dall’applicazione di questa all’imponibile previdenziale.

LEGGI ANCHE >>> Busta paga, aumenti in vista per tutti questi lavoratori: chi sono i fortunati

Qualora figuri un incentivo o un beneficio, come quello legato all’assunzione di un disoccupato over 50, l’aliquota a carico dell’azienda si riduce per alcune mensilità, così da garantirsi la possibilità di estendere le assunzioni. La riduzione, in un caso di questo tipo, si aggira attorno al 50%. Fra gli altri incentivi previsti, figurano 18 mesi si riduzione dell’aliquota (sempre al 50%) in caso di assunzione a tempo indeterminato. Lo stesso per assunzioni che, da tempo determinato, diverranno poi a tempo indeterminato. Figura poi il Bonus contributi 2022 in busta paga, il quale non andrà a prevedere un versamento inferiore in termini di contributi ma consentirà allo Stato di coprire la contribuzione non versata dal lavoratore per tutto il prossimo anno.

Impostazioni privacy