Lavorare in Francia, il momento è quello giusto: ecco le professioni più richieste

Lavorare in Francia è una buona scelta anche oggi, nonostante la delicata fase di ripresa economica in Europa. Società, lavoro, burocrazia e non solo. Le informazioni utili.

Lavorare in Francia

La Francia è un paese da sempre legato all’Italia sotto molti punti di vista. D’altronde la storia dell’Europa è stata caratterizzata da rapporti di collaborazione tra i due paesi, come anche da conflitti. Tutto ciò a riprova le due nazioni hanno contribuito allo sviluppo del continente in modo marcato.

Vicinissima all’Italia, con un’economia tra le più solide del continente e un vasto e rinomato patrimonio culturale, la Francia attira non soltanto i turisti da ogni parte del mondo, ma anche tantissimi expat desiderosi di cambiare vita e di trovare una occupazione stabile nello Stato con capitale Parigi.

Ricca di arte, tradizioni e bellezze naturali, la Francia è uno di quei paesi che colpiscono e restano impressi, anche se si proviene da un paese altrettanto bello e ricco quale è il nostro. Di seguito vogliamo vedere da vicino come funziona la vita in terra transalpina e come fare per vivere durevolmente da quelle parti. Quali i sono i documenti da possedere e gli step burocratici da rispettare, al fine di integrarsi nella società francese? Quali sono i settori e le professioni più interessanti e quali gli stipendi? Di seguito una sintetica guida pratica che intende rispondere a queste precise domande.

Lavorare in Francia: perché trasferirsi Oltralpe?

Abbiamo accennato al fatto che l’economia francese resta tra le più forti del continente, ma è pur vero che – come l’Italia – sta cercando di uscire dal tunnel della pandemia. Anzi, proprio il nostro paese – anche rispetto alla Francia – sta in verità mostrando un’economia più reattiva e forte negli ultimi tempi.

Tuttavia, restano sempre numerosi gli elementi che portano a pensare alla Francia come una buona destinazione per vivere e trovare lavoro. Insomma il paese conserva la fama paese culturale, caratterizzato da eccellenze e da un buon sistema di welfare.

Non sorprende allora che siano sempre tanti gli italiani che scelgono ogni anno di emigrare in Francia, da soli o con la famiglia. Ciò al fine di cambiare vita o di reinventarsela praticamente da zero. Anche perché in terra transalpina, nonostante la crisi, le opportunità di inserimento professionale, vi sono. Vero è però che per sapere se questo è davvero il Paese giusto, occorre valutarne pro e contro. Come ora faremo in sintesi.

Interessante notare che gli standard di vita sono assolutamente buoni. In Francia la legge fissa il salario minimo, che è pari a circa 10 euro all’ora. Tenendo conto del fatto che i contratti di lavoro sono spesso di 35 ore alla settimana, ciò comporta che gli stipendi minimi corrispondano a circa 1.500 euro al mese. E questo è certamente un elemento che consente di preferire la Francia rispetto all’Italia, se non altro sul piano del trattamento retributivo orario.

Sopra abbiamo accennato al patrimonio artistico francese. Se l’Italia non ha nulla da invidiare, anche in Francia spiccano tuttavia arte e cultura, in tutte le varie forme di espressione. Insomma, nell’immaginario collettivo, il fascino francese è ben noto: cibi, letteratura, stile di vita, opere artistiche, castelli e tanto altro. In terra transalpina non manca davvero nulla e più d’uno sono i motivi di interesse che potrebbero spingere non solo a visitare il paese, ma anche al vero e proprio trasferimento dall’Italia.

Francia: sistema statale, giovani e lavoro

Non solo. Se in Italia la Pubblica Amministrazione non sempre dà il meglio di sé, il discorso è diverso per quanto attiene alla Francia. L’efficienza pubblica è un dato di fatto: il paese è caratterizzato da una macchina statale che funziona efficacemente sotto molti aspetti, è evoluta e la burocrazia non è insormontabile o caotica. Mentre tutto il territorio è ben coperto dai mezzi di trasporto pubblico e da treni quasi sempre in orario.

Sul piano linguistico, la lingua principale è ovviamente il francese. Ma considerando che non si tratta di una lingua particolarmente difficile – specialmente per chi è italiano – e tenuto conto del fatto che solitamente è insegnata nelle nostre scuole, padroneggiare la lingua locale non è una missione impossibile. Specialmente in caso di un lungo soggiorno in terra transalpina.

Dal punto di vista del sistema educativo e dell’istruzione, la Francia spicca – anche a livello internazionale – per la qualità riconosciuta di molte scuole e per le università di prim’ordine. E non deve sorprendere questo dettaglio: i costi di iscrizione sono più che accessibili rispetto a quelle di altri paesi europei e non.

Sul piano dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, la Francia continua a distinguersi dall’Italia. Pensiamo in particolare agli stage: da queste parti, essi non sono l’ennesimo escamotage per sfruttare ragazzi che si trovano alle prime esperienze di lavoro. Infatti, in terra transalpina – dopo soli due mesi – l’azienda deve assegnare un salario (detto “gratification”). Non è finita qui. Piuttosto frequentemente gli stage divengono contratti di lavoro a tutti gli effetti. Tutto ciò ci appare in netto contrasto con il sistema degli stage nel nostro paese, in cui i giovani svolgono quasi sempre delle esperienze ‘fini a se stesse’, con compensi molto bassi o assenti e senza alcuna prospettiva di un eventuale inserimento stabile in futuro.

Lavorare in Francia: il fattore lingua e alcune ‘note stonate’

Lo abbiamo accennato: l’elemento della differenza di lingua non è insormontabile, tuttavia va affrontato da colui che si appresta a prendere l’aereo con destinazione Parigi o qualche altra località del paese.

Non bisogna dimenticare che i francesi sono assai patriottici e molto legati alla propria storia, cultura e in particolare alla loro lingua. E’ vero: di rado accettano di lavorare con persone che non parlano un buon francese. In altre parole, trasferirsi e lavorare in Francia senza parlare bene la lingua, significa partire con il piede sbagliato, come si suol dire. Non solo: neanche la ottima conoscenza dell’inglese è considerata un valore, se non si parla anche francese con almeno un buon livello.

E non deve stupire che il governo francese e il sistema scolastico abbiano scoraggiato l’utilizzo delle lingue locali nell’ambito del quotidiano. Ci riferiamo ad es. al francoprovenzale, pur conosciuto nella Francia meridionale. Inoltre, sebbene in alcuni istituti scolastici siano ancora insegnate – con le lingue straniere – è comunque acclarato che il francese rappresenti l’unica lingua ufficiale.

Non vi sono dubbi insomma: le minoranze linguistiche sono accettate con riluttanza. E gli expat italiani senza una buona conoscenza della lingua, ancor meno – specialmente in ambito lavorativo.

Inoltre in terra francese gli stipendi non sono elevatissimi. Come accennato poco sopra, la legge dello Stato fissa il salario minimo – pari a circa 1.500 euro al mese – che è comunque più basso rispetto ad altri Paesi del Nord Europa. Pensiamo ad es. all’Olanda con i suoi 1700 euro come salario minimo mensile, per arrivare al Lussemburgo, che prevede circa 2200 euro al mese come stipendio base.

Vero è che il costo della vita è maggiore che in Italia, ma comunque proporzionato a quanto si guadagna – ossia mediamente un po’ più che da noi. Tuttavia Parigi è un caso a parte: si tratta di una delle città più care al mondo e vivere là è proibitivo per moltissimi expat, a meno che non svolgano una professione retribuita molto bene (es. medico o ingegnere). In altre parole, esistono forti variazioni tra le regioni sul piano retributivo, con grandi città come Parigi che hanno in media salari più alti e dunque più idonei a fronteggiare il costo della vita nella capitale francese.

Ecco perché tantissimi nostri connazionali che ogni anno si spostano per vivere e lavorare in Francia, decidono di trovare un appartamento in località comunque ricche di opportunità, ma più economiche. Ci riferiamo ad esempio a Nizza o Marsiglia. E non bisogna dimenticare che, in linea generale, nella Francia del Sud la vita è leggermente meno costosa rispetto al Nord.

Il tasso di disoccupazione è più alto rispetto ad altre nazioni Europee. In Francia arriva è di poco sotto l’8% ed è certamente più basso rispetto all’Italia, ma è vero che altrove vi sono dati ancora migliori sul profilo del numero dei disoccupati.

Infine, attenzione alle assicurazioni obbligatorie. Nel paese, vi sono due assicurazioni da stipulare: quella sugli incendi (per la casa) e quella sanitaria, giacché lo Stato non copre tutte i costi. Vi è da dire che alcune aziende e datori di lavoro ne sottoscrivono una per i propri dipendenti, ma ciò non è obbligatorio per legge. Perciò non si ha mai la garanzia che ciò avvenga. Sul piano dei costi, l’assicurazione in oggetto non è di importo ridotto: si tratta di non meno di 700 euro al mese.

Chiaro che al mondo non esiste un paese perfetto in cui vivere: ognuno ha i suoi vantaggi e svantaggi. Spetta al potenziale expat fare un bilanciamento dei pro e contro, onde effettuare la scelta migliore in base alle proprie esigenze e aspirazioni professionali e di vita.

Lavorare in Francia: documenti e burocrazia

Alla luce di quanto detto finora, vi potrebbe essere più di qualcuno che si domanda come fare in concreto per lavorare in Francia, ossia: quali sono i documenti e le regole burocratiche da considerare, per potersi integrare in terra francese, nella piena aderenza alle norme locali? Ebbene, tutti coloro che stanno valutando l’opportunità di andare a lavorare in terra transalpina, debbono tenere conto di quanto segue.

Ecco allora alcuni dettagli fondamentali sui documenti obbligatori per lavorare in Francia e sui requisiti previsti dalla legge.

La Francia è uno dei paesi fondatori dell’UE, prima denominata CEE. Perciò lavorare in terra transalpina, per gli expat italiani, non è complicato sul fronte dei cd. permessi. In breve, i cittadini UE che si spostano in Francia per vivere, lavorare e studiare non avranno obbligo di possedere un visto o permesso francese. In breve, per accedere a questo territorio, sarà sufficiente avere con sé un documento di riconoscimento, e ci riferiamo ovviamente ad un passaporto valido o ad un documento d’identità.

Ma attenzione a quanto segue: se la permanenza è prolungata nel tempo per alcuni mesi, colui che vuole vivere e lavorare durevolmente là, dovrà registrare la propria residenza presso il Comune francese in cui si è stabilito. Nulla più di una semplice formalità. D’altronde, occorre essere ‘visibili’ alle autorità nazionali, se l’intenzione è quella di vivere in Francia a lungo.

Lavorare in Francia: cosa sono il numero SPI e il numero INSEE

Abbiamo appena accennato al fatto che gli step burocratici vi sono, ma non di certo insormontabili. Ebbene, non possiamo non ricordare che ottenuta un’occupazione in terra transalpina – e dunque firmato un contratto di lavoro –le autorità locali emetteranno due numeri:

  • un codice fiscale, ossia il cd. numero SPI;
  • un numero di previdenza sociale, ossia il cd. numero INSEE.

Chiaro che si tratta di due numeri che occorre avere e che sono dunque fondamentali per lavorare in Francia con continuità nel corso del tempo.

In particolare, il numero SPI è usato dal sistema fiscale francese per tenere traccia dei pagamenti delle tasse. Mentre il numero INSEE è utilizzato per scopi di sicurezza sociale e si rivela determinante per domandare prestazioni come l’indennità di disoccupazione o l’assicurazione sanitaria.

Inoltre, lo ribadiamo: sul piano dell’assicurazione, chi vuole lavorare in Francia deve considerare che è importante firmare un’assicurazione sanitaria, giacché lo Stato copre solo una parte delle spese mediche e dei farmaci. E l’assicurazione contro gli incendi nel paese è obbligatoria. Tutto questo chiaramente ha un costo che deve essere messo in conto.

Se si sceglie di andare a vivere e lavorare in Francia, è altresì richiesto di aprire un conto corrente locale. Ma dopo aver vissuto in Francia per 5 o più anni in modo consecutivo, l’expat cittadino UE avrà diritto alla residenza permanente. Per molti, un agognato traguardo.

Lavorare in Francia: lavoro, candidature, canali per la ricerca

E’ interessante notare che sul sito web ufficiale del Ministère du Travail si possono trovare informazioni sul contratto di lavoro e sulle distinte tipologie di contratti, applicate in terra transalpina.

Là il lavoro è consentito a cominciare dai 16 anni di età, ma per i lavori estivi ne bastano 14. In ogni caso, è imposta la maggiore età se l’orario di lavoro oltrepassa le 8 ore al giorno e le 35 ore settimanali. Non sorprende che per avere maggiori chance di inserimento duraturo nel tempo, sia preferibile la previa esperienza nel settore in cui si vuole lavorare ed è richiesto un livello almeno discreto di conoscenza della lingua francese, come ricordato poco sopra.

Giova altresì ribadire che in Francia esiste ed è applicato un salario orario minimo garantito, lo SMIC – Salaire Minimum Interprofessionel de Croissance – fissato con lo strumento del decreto, anno dopo anno.

Per quanto riguarda le modalità di candidatura, nella stragrande maggioranza dei settori lavorativi, è molto consigliato, se non obbligatorio, effettuare la candidatura online, sui siti web aziendali che pubblicano le posizioni aperte. Non sorprende che sia previsto l’invio del proprio CV aggiornato e della lettera di motivazione in francese e/o inglese. In ipotesi di risposta a un annuncio di lavoro, sarà opportuno altresì indicare il riferimento all’offerta.

Inoltre, il curriculum così come la lettera di presentazione devono occupare una, al massimo due pagine, in quanto i funzionari addetti al servizio assunzione preferiscono i CV corti. E’ dunque opportuno imparare ad essere sintetici, concisi, ma allo stesso tempo completi ed efficaci nello stile. Non bisogna dilungarsi assai su aspetti di secondo piano o poco rilevanti per l’azienda a cui ci si intende proporre. Altrimenti l’effetto boomerang è dietro l’angolo. I selezionatori francesi danno molta importanza alla precisione espressa dal candidato, in merito alla posizione di interesse. Si tratta di un elemento di valutazione, che fa sempre la differenza.

Come detto, sul sito del Ministero del Lavoro francese,  i potenziali expat italiani possono farsi un’idea di quelli che sono i diritti e doveri riconosciuti ai lavoratori, e sulle diverse tipologie di contratti. Altresì possono consultare le norme relative alla sicurezza sul lavoro e sul periodo di prova. Inoltre, per cercare – e trovare – un lavoro in Francia si può fare riferimento ai consulenti EURES, presenti anche in Italia nelle maggiori città.

Non solo. I cd. CIDJ – Centri Informagiovani francesi – sono situati su tutto il territorio transalpino e danno gratis consulenza e orientamento per i giovani in cerca di lavoro. Sul relativo sito web sono presenti molte offerte di lavoro e alla sezione Le Réseau sono indicati i centri regionali di informazione e i punti informativi sul territorio francese. Mentre il cd. Pole Emploi – Centro per l’impiego – consiste in un servizio pubblico diffuso su tutto il territorio, che fa da soggetto intermediario tra chi cerca un impiego e le offerte di lavoro delle aziende e dei datori.

Ma ovviamente, gli annunci di lavoro si trovano anche su siti e portali web per la ricerca del lavoro. Molto utili anche le agenzie per il lavoro private, presenti con numerosissimi uffici in tutto il paese.

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I settori che offrono più opportunità lavorative e gli stipendi

Ovviamente tutti coloro che stanno valutando di prendere l’aereo per giungere in territorio transalpino, con la finalità di lavorare e vivere là, si domanderanno quali sono le professioni che offrono maggiori chance sia a livello economico, che sul piano della stabilità del posto di lavoro.

Non possiamo non ricordare che l’economia della Francia punta da sempre sul turismo, un ambito che genera introiti consistenti ogni anno e che certamente fa concorrenza alle nostre bellezze naturali ed artistiche, e dunque al turismo in Italia. Pertanto, c’è sempre richiesta di camerieri, cuochi, lavapiatti, personale d’albergo e non solo. Però sapere le lingue è un requisito fondamentale.

Chiaro che non vi è solo il turismo: tanti i settori dell’industria francese che hanno una posizione di primo piano, anche sul piano internazionale. Pensiamo ad es. all’industria automobilistica, al settore informatica e telecomunicazioni, all’agroalimentare. In particolare, zone caratterizzate da molte offerte di lavoro sono: la città di Parigi, l’Alsazia, la Lorena, la Base-Seine e la Regione di Marsiglia. Altri fiori all’occhiello dell’economia francese sono rappresentati dal settore nucleare, aerospaziale e dei trasporti su rotaia. Anche le strutture sanitarie – peraltro di ottimo livello – sono sempre alla ricerca di medici ed infermieri qualificati e con esperienza lavorativa.

Ed avere una laurea tecnica rappresenta sicuramente ottimo punto a favore, al fine di lavorare stabilmente in terra transalpina.

Sul piano delle cifre di stipendio, posto che la retribuzione minima in Francia è pari a circa 1.500 euro, abbiamo il seguente quadro a livello mensile:

  • Architetto: 3.000 euro;
  • Idraulico: 1.700 euro;
  • Ragioniere: 2.500 euro;
  • Insegnante: 2.700 euro;
  • Cameriere: 1.500 euro;
  • Segretario: 1.500 euro;
  • Muuratore: 1.700 euro;
  • Traduttore: 2.100 euro
  • Dentista: 7.500 euro;
  • Ingegnere: 3.500 euro;
  • Professionisti IT: 3.700 euro;
  • Avvocato: 4.600 euro;
  • Medico: 6.100 euro;
  • Farmacista: 4.400 euro;
  • Infermiera: 3.100 euro.

Concludendo, ricordiamo che ovviamente si tratta di stime e che i valori sono soggetti ad oscillazione, in rapporto – anche e soprattutto – alla località in cui viene svolta la professione. Come abbiamo detto sopra, a Parigi gli stipendi sono mediamente più alti che in altre città e zone della Francia e ciò si combina con il maggior costo della vita nella capitale di questo paese.

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