Vuoi dare le dimissioni? Puoi perdere soldi se non rispetti questa procedura

Ci sono alcune procedure da seguire scrupolosamente quando si intende rassegnare le dimissioni. Non solo a seconda del tipo di contratto in essere ma anche per non rischiare di dover risarcire il datore di lavoro.

dimissioni

Hai vinto alla Lotteria e vuoi fuggire ai Caraibi? Oppure hai trovato un’azienda che ti offre uno stipendio più alto? Se devi rassegnare le dimissioni, anche per motivi personali, è necessario seguire un determinato iter. Questo per impedire che il datore di lavoro ti chieda i danni. Ecco cosa devi fare quando vuoi licenziarti.

Quando si possono dare le dimissioni?

Prima di presentare la lettera di licenziamento al “boss”, è opportuno leggere il contratto di lavoro in essere. Sostanzialmente chiunque può licenziarsi in qualunque momento, dandone avviso cartaceo e/o telematico al datore di lavoro; ma possono esserci dei tipi di contratto o vincoli specifici – come ad esempio il patto di stabilità – che vanno rispettati. Pena la perdita di soldi e richiesta di indennizzo da parte dell’azienda per cui si lavora. Anche se non è obbligatorio indicare la motivazione, bisogna rispettare il periodo di preavviso. Questo preavviso varia da contratto a contratto e anche dal tipo di mansione che si svolge. Più è di alto livello e di responsabilità, più il periodo temporale è esteso. Una volta accertati questi dati e che non vi siano patti di stabilità in corso, si possono rassegnare le dimissioni.

Comunicazione cartacea o telematica?

La lettera di dimissioni una volta era presentata esclusivamente cartacea. Oggi è necessario inviare questo tipo di comunicazione al capo anche in forma telematica, tranne che per alcune categorie di lavoratori. Chi deve inviarla obbligatoriamente in formato digitale può anche accompagnare la richiesta con una lettera scritta in carta semplice. Sono esentati dall’invio telematico i lavoratori del settore pubblico, i domestici, i marittimi, i lavoratori che sono ancora nel periodo di prova e chi lavora nelle sedi protette, nonché genitori lavoratori.

Per quanto riguarda la forma telematica, è necessario essere in possesso di SPID o identità digitale certificata. Chi non riesce ad eseguire la procedura autonomamente può chiedere l’aiuto ai patronati zonali, ai Sindacati, e a tutti gli Enti territoriali che hanno la facoltà di agire per conto del lavoratore. Naturalmente andranno forniti agli stessi i propri documenti di identità in corso di validità. La lettera cartacea, invece, dovrà essere spedita a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno. La raccomandata non è obbligatoria per legge e la lettera può anche essere consegnata a mano, ma onde evitare qualsiasi tipo di controversia è sempre bene utilizzare la posta tracciabile.

Da quando partono le dimissioni?

La data di decorrenza delle dimissioni da scrivere sulla lettera, o sul modulo online per la trasmissione telematica, è quella a partire dalla quale, finito il periodo di preavviso, termina a tutti gli effetti il rapporto di lavoro. In pratica, bisogna indicare il giorno successivo all’ultimo giorno di lavoro previsto dal preavviso. Se il lavoratore recede prima, soprattutto in caso di patto di stabilità, il datore di lavoro può fare richiesta legale di risarcimento danni. Inoltre i giorni mancanti di preavviso non verranno pagati.

Come si scrive la lettera di dimissioni

Se per la lettera telematica esistono degli appositi moduli da compilare reperibili anche nel sito del Ministero del Lavoro, è sempre bene controllare che vi siano tutti i dati richiesti, per evitare di subire contenziosi. Alcune parti, infatti, dei moduli online, vengono compilati automaticamente dal sito mentre altre devono essere accuratamente e obbligatoriamente riempite dal lavoratore. Una volta terminato, il modulo verrà inoltrato digitalmente alla casella di posta elettronica – certificata o meno – del datore di lavoro e all’ispettorato territoriale del lavoro di competenza.

Per quanto riguarda la lettera cartacea, invece, deve essere redatta su carta semplice, e come spiegato poco sopra preferibilmente poi inviata a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno. Al suo interno però non devono mancare dati fondamentali come: la data di scrittura della lettera, i dati anagrafici del lavoratore, i dati dell’azienda, la data di assunzione presente nel contratto originario, la volontà di concludere il rapporto di lavoro – anche senza motivazione – e la data di decorrenza effettiva delle dimissioni. Quando il datore di lavoro riceverà la raccomandata o leggerà la lettera cartacea, potrà firmarla o anche accettare a voce le dimissioni.

Come annullare la lettera di dimissioni

Hai cambiato idea e vuoi essere reintegrato al lavoro? Il tuo capo ha deciso che ti spetta quell’aumento che chiedi da tempo? Allora c’è una buona notizia per te: hai tempo 7 giorni per annullare la procedura di dimissioni, sia inviata telematicamente che a mezzo cartaceo. Inoltre, se cambiano le date di cessazione effettiva dell’incarico, si possono aggiornare le comunicazioni, a seconda dell’accordo stipulato tra le due parti. Nella procedura telematica, tuttavia, non esiste l’obbligo di annullare le dimissioni o di cambiare le date. L’importante è che sia stata espressa la volontà di terminare il rapporto in essere.

LEGGI ANCHE >>> Lavoro: gli incentivi per assunzione di giovani under 36 e donne over 50

Gli obblighi del datore di lavoro

In caso di dimissioni da subordinato, non solo il lavoratore ha degli obblighi da rispettare scrupolosamente. Anche il datore di lavoro, una volta che ha ricevuto la comunicazione telematica o la lettera raccomandata, deve inviare entro 5 giorni dalla data effettiva di termine dell’incarico del lavoratore, una comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro agli uffici preposti, cioè il Centro per l’Impiego, tramite il modello Unilav. In caso le dimissioni fossero poi revocate, dovrà inviare una nuova comunicazione con l’aggiornamento.

Impostazioni privacy