Conto corrente e pignoramento, l’incubo del blocco: ecco quando scatta

Cosa succede davvero al conto corrente in caso di pignoramento? In alcuni casi, nemmeno l’assegno sociale potrebbe far molto.

Pignoramento conto corrente
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Di questi tempi è tutt’altro che difficile ritrovarsi in situazioni di bisogno economico. Colpa del momento attuale, di una ripresa che stenta ancora, delle scorie del periodo più duro della pandemia. Un mix esplosivo che ha contribuito a creare situazioni di indigenza laddove prima resisteva uno stato tutto sommato di benessere. In alcuni circostanze, la situazione potrebbe degenerare in casi apparentemente irrisolvibili, tanto da rendere concrete possibilità inimmaginabili come quella del pignoramento. Sì, perché nel momento in cui si verifichi un’inadempienza di lungo corso, i propri beni potrebbero finire esposti a rischio.

Si tratta di una situazione difficilmente gestibile, specie da un punto di vista emotivo. Il conto corrente, deposito dei nostri risparmi, potrebbe improvvisamente finire al centro di una complessa operazione, assieme a tutto ciò che vi viene versato, si tratti di una pensione o dell’indennità di disoccupazione (la Naspi). E’ vero però che la situazione cambia a seconda del tipo di debito maturato e che ha dato adito al possibile pignoramento. Una procedura che richiederà comunque del tempo. Circostanza che rende quello del blocco del conto corrente il rischio più imminente.

Blocco del conto corrente: ecco come funziona in fase di pignoramento

Il timore principale è dunque quello di ritrovarsi senza entrate. Una condizione che, tuttavia, viene tamponata in base alle normative vigenti. Anche nel caso in cui vengano pignorate entrate come la pensione o la Naspi, infatti, l’interessato dalla procedura dovrà comunque essere coperto da una garanzia relativa a un’entrata, il cosiddetto “minimo vitale”. Ovvero quanto basta per riuscire a condurre un’esistenza perlomeno dignitosa. Si tratta di un importo pari all’assegno sociale, con un incremento della metà dello stesso. Al 2021, la cifra base si attestava a 460,28 euro. Con l’aggiunta prevista, si salirà quindi a 690,42 euro. Per questo, su una pensione ad esempio da 1.000 euro, non potranno essere pignorati più di 309,58 euro.

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A ogni modo, la situazione potrebbe essere più complicata nel momento in cui le entrate soggette a pignoramento siano registrate su un conto corrente specifico. Secondo quanto prevede la norma riportata dall’articolo 545 comma 8 del Codice civile, infatti, tali somme possono essere soggette a pignoramento nella misura del triplo dell’assegno sociale. Questo nel caso in cui l’accredito abbia luogo in data precedente al pignoramento stesso. In caso di date successive, si applicherà il limite di un quinto rispetto alla somma complessiva. Il precedente sarà quindi uno di quei casi in cui il conto sarà bloccato. Almeno fino a quanto non verrà stabilito l’importo effettivamente pignorabile.

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