Buchi nei contributi? L’Inps versa 96 settimane a queste condizioni

In alcuni casi, l’intermittenza occupazionale potrebbe essere dovuta a cause di forza maggiore. E l’Inps riconosce fino a 22 mesi di contributi gratis.

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Foto: Pixabay

L’incertezza dal punto di vista lavorativo rischia di creare dei grossi corto circuiti nel momento in cui il lavoratore inizia a fare la conta della propria posizione contributiva. Il punto è che, soprattutto per i più giovani, l’intermittenza occupazionale potrebbe portare a grossi buchi presenti nel proprio conteggio, dovuti proprio ai periodi di inoccupazione o di contrattualizzazioni approssimative. Un quadro simile è valido soprattutto per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ossia nel momento in cui il sistema pensioni ha iniziato a utilizzare il metodo contributivo. Tendenzialmente, i requisiti restano gli stessi: età anagrafica (variabile a seconda delle condizioni) e contributi versati.

Ora, sommati tutti gli addendi, il quadro che ne viene fuori penalizza soprattutto alcune categorie. I liberi professionisti ad esempio, anche se, come i dipendenti sia privati che pubblici, ottengono comunque una pensione proporzionata all’anzianità contributiva. La sostanza comunque cambia di poco: avere quanti più anni di contributi possibile diventa fondamentale per accedere regolarmente alla pensione. Tuttavia, l’Inps sembra tenere conto sia del precariato che dei periodi di disoccupazione o, semplicemente, dell’ingresso in ritardo nel mondo lavorativo.

Contributi, il versamento Inps: le condizioni per ottenerlo

Nel caso in fase di conteggio dovessero mancare dei periodi di copertura, l’Istituto mette a disposizione alcune agevolazioni, che vanno nell’ordine dei 5 mesi di contributi gratis ai fini pensionistici, ma anche delle 96 settimane di versamenti ai lavoratori disoccupati. A patto che questi ultimi inoltrino apposita domanda, anche se non vi sono termini di prescrizione né di decadenza. Si tratta infatti di un’agevolazione richiedibile al bisogno, quindi senza limiti temporali. Si tratta, nello specifico, di 22 mesi di contributi figurativi, previsti ad esempio per coloro che rientrano nel novero della Legge 104 o nei periodi di allattamento. Ma non si tratta degli unici beneficiari. I contributi in questione, infatti, spettano anche ai lavoratori disoccupati e persino agli apprendisti.

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Per accedere ai contributi figurativi sarà necessario l’invio di uno specifico certificato medico, dal momento che tale agevolazione viene concessa in base all’indennità di malattia riconosciuta dall’Inps. Il tutto, secondo le regole della Legge 128/2019 che di fatto assicura la copertura per malattia ai soggetti cui viene pagata l’indennità. Nello specifico, si tratta di assenze pari ad almeno 7 giorni, tutte certificate in modo trasparente e distribuite anche per l’intero arco della carriera lavorativa. In poche parole, qualora il lavoratore sia costretto ad assentarsi, non perderà la copertura dei contributi. I quali però non dovranno andare oltre i 22 mesi. Fondamentale la domanda telematica con allegata la documentazione medica. Altrimenti non se ne farà nulla.

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