Invalidità, taglio dell’assegno a chi lavora: infuria la protesta

Per l’Inps, l’inattività lavorativa diventa un requisito base per l’assegno di invalidità. Ma le associazioni di categoria danno l’altolà.

Assegno invalidità taglio
Foto di Gino Crescoli da Pixabay

La decisione dell’Inps, arrivata con il messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, non è andata giù. L’assegno di invalidità civile, infatti, verrà tagliato ai beneficiari che svolgono un’attività lavorativa, sia pure per pochissime e ore e per altrettanto pochi euro di compenso. L’Istituto ha deciso di affiancare al requisito sanitario anche quello dell’inattività lavorativa, ponendoli entrambi sul medesimo piano. Una decisione che ha lasciato comunque qualche perplessità, non solo a livello tecnico ma anche umano.

Una tale scelta, infatti, preclude a chi percepisce l’assegno di invalidità (la quale dovrà essere compresa fra il 74% e il 99%) di svolgere una qualsiasi attività che possa essere inquadrata come lavoro dipendente. Considerando che l’importo si attesta a una cifra pari a 287 euro al mese, è chiaro che si andrebbe ben al di sotto della soglia di povertà. Per questo diverse associazioni di categoria hanno iniziato a far sentire la propria voce. L’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili (Anmic) ha espresso le proprie riserve, parlando chiaramente di un’ingiustizia sociale.

Invalidità, niente assegno ai lavoratori: il disaccordo dell’Anmic

Fra importi percepiti e quelli che, per forza di cose, dovranno essere decurtati, i conti non tornano più. L’Inps ha di fatto escluso dall’assegno mensile di 287 euro tutti coloro che svolgono attività lavorativa, sia essa parziale o precaria. Questo perché una condizione di lavoro, sulla base di alcune sentenze passate in Cassazione, rappresenterebbe una causa ostativa per l’accesso al trattamento previsto. Un altro punto focale, però, è che stando così le cose l’assegno finirebbe per essere tolto a un numero piuttosto corposo di beneficiari. Anche perché il ventaglio è già di per sé molto vasto, considerando che l’erogazione può riguardare tutti coloro che vertono in condizioni di invalidità fra il 74% e il 99% e tra i 18 e i 67 anni di età. Il requisito del reddito è anch’esso fondamentale, poiché non dovrà superare i 4.931,29 euro.

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L’Anmic ha ritenuto il provvedimento ingiusto, in quanto andrebbe a punire chi lavora nonostante l’invalidità, pur percependo redditi bassissimi. Inoltre, sempre secondo l’Associazione, il taglio andrebbe a penalizzare anche quei giovani affetti da disabilità che puntano a intraprendere dei percorsi di inclusione sociale proprio attraverso delle piccole esperienze lavorative. Una situazione simile, infatti, imporrà sicuramente la scelta fra un reddito (piccolo) derivato da lavoro, con possibilità di interazioni sociali, e l’importo dell’assegno. Con quest’ultimo che, a quel punto, diventerebbe un’entrata più sicura. L’Anmic ha già annunciato delle azioni di tutela della categoria degli invalidi civili. Una protesta alla quale, probabilmente, si uniranno altre associazioni del settore.

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