Ossido di etilene, altri ritiri alimentari: ecco cosa può provocare il gas killer

Proseguono i richiami per sospetta presenza dell’ossido nei prodotti. Dagli integratori ai cibi, i rischi portati dalla sostanza sarebbero decisamente elevati.

Supermercato ossido etilene
Foto di Jasmine Lin da Pixabay

Mai, come in questo momento, l’ossido di etilene ha occupato le pagine delle cronache nazionali. Il motivo è presto detto: l’Europa ha deciso di operare una stretta sensibile sulla presenza della sostanza (contenuta nei pesticidi utilizzati sui prodotti prima della vendita) nei cibi, imponendo quindi ai vari Ministeri della Salute dei ritiri a scopo precauzionale. Negli ultimi mesi, in diversi Paesi dell’Ue sono stati operati dei richiami, riguardanti indifferentemente dolci, gelati, yogurt, biscotti e quant’altro. Spesso, l’ossido è individuato nella farina di semi di carrube (utilizzata proprio per i dolci), oppure nella gomma di guar, addensante utilizzato per bevande vegetali.

A prescindere dall’ingrediente, l’allerta sull’ossido non è esclusivamente una restrizione ma una vera e propria azione preventiva. Nonostante la presenza della sostanza nel prodotto finito sia una percentuale minima (e fino a poco tempo fa ritenuta al di sotto della soglia di rischio se presente entro 0,005 mg/kg), se ingerita i potenziali pericoli apportati potrebbero essere diversi. La decisione di azzerare tutte le soglie punta proprio a evitare qualsiasi pericolo, anche solo sospetto.

Ossido di etilene, gli ultimi prodotti ritirati

Di fatto, la presenza dell’ossido di etilene nei cibi è vietata per l’Unione europea. Tuttavia, alcuni Paesi europei hanno fin qui applicato delle politiche differenti, “tollerando” quantitativi infinitesimali senza operare ritiri massicci dei prodotti che, per questo, rischiano di restare sugli scaffali dei supermercati. Con rischi non meno elevati per la nostra salute. La restrizione punta proprio su una maggiore cooperazione con i Paesi membri, dal momento che l’ossido, se inalato, resta comunque tossico. L’esposizione a tale sostanza, nei casi più gravi, può provocare sintomatologie evidenti, da mal di testa e confusione fino a convulsioni. In circostanze estreme, potrebbe portare anche episodi seri come colpi apoplettici. Inoltre, un’esposizione cronica all’ossido, secondo gli esperti, potrebbe provocare persino la cataratta.

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Sui rischi della sostanza sono stati condotti degli esperimenti in laboratorio. Il che, chiaramente, impedisce di avere riscontri certi sugli effetti relativi agli esseri umani, anche se i ricercatori sostengono che conseguenze deleterie siano altamente plausibili. Dai richiami non sono esenti nemmeno gli integratori alimentari. Gli ultimi lotti ritirati riguardano proprio questi prodotti, con presenza di ossido sospettata all’interno di uno degli eccipienti, la bambusa arundinacea. Si tratta di integratori a marchio Weelbeing, prodotti dalla Blue Lotus di Urbino (qui l’elenco completo). Le disposizioni restano le stesse: evitare di consumare il prodotto e restituirlo al punto vendita per il rimborso. Ne va decisamente della nostra salute.

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