Dichiarazione redditi, meglio non tardare: ecco a cosa si va incontro

Presentare la dichiarazione dei propri redditi è cruciale. In caso di omissione si avranno 90 giorni. Altrimenti le conseguenze saranno estremamente pesanti.

Dichiarazione dei redditi
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Mancare gli appuntamenti col Fisco è qualcosa che non conviene a nessuno. Questo vale sia nel momento in cui sopraggiunga una cartella esattoriale, sia quando arriva il momento di dichiarare i propri redditi. Un dovere, quest’ultimo, che accomuna tutti i lavoratori e che, di fatto, rappresenta il momento topico sia per la regolarità della propria posizione che per garantirsi i versamenti giusti per il futuro. Chiaramente, una scadenza così importante viene raramente saltata dai contribuenti. Tuttavia, per una serie di ragioni, può accadere di contravvenire alle disposizioni.

Cosa accade in questi casi? E, soprattutto, a quali rischi si può andare incontro? Le circostanze possono essere perlomeno un paio: un ritardo nella presentazione della dichiarazione dei redditi o la decisione di non presentarla di proposito. Nel primo caso si avranno a disposizione 90 giorni di tempo per regolarizzare la posizione. Questo vale per tutte le varie dichiarazioni possibili, incluso il modello 730 (anche precompilato dall’Agenzia delle Entrate). Ricordiamo che per le Partite Iva si opta generalmente per il modello dei Redditi delle persone fisiche.

Dichiarazione dei redditi, le conseguenze del ritardo: ecco come rimediare

In sostanza, rispettare i tempi della dichiarazione dei redditi è fondamentale. A seconda del modello scelto, le scadenze variano di qualche giorno. Ad esempio, il modello 730 può essere compilato fino al 30 settembre. Il modello dei Redditi per le Persone fisiche si protrae fino al 30 novembre, scadenza valida anche per i modelli Sc, Sp ed Enc. Per quanto riguarda coloro che sono intenzionati a richiedere il contributo a fondo perduto perequativo (compreso nei finanziamenti del Sostegni bis), resterà valida la scadenza del 30 settembre. Al netto di possibili proroghe.

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Presa contezza delle scadenze, viene da chiedersi quali siano le conseguenze in caso di dichiarazioni tardive. Nel momento in cui l’ente si ritrova di fronte a un modello mancante, lo definisce omesso nel caso in cui le imposte evase siano superiori a 50 mila euro e se, entro i 90 giorni successivi, non viene presentata per compensazione. A seconda della scadenza (30 novembre o 30 settembre) partirà il calcolo dei 90 giorni. Per quanto riguarda le conseguenze, si va dalle sanzioni amministrative (da un minimo del 120% a un massimo del 240% dell’ammontare delle imposte dovute) fino al penale. Le sanzioni minime partono da 250 euro. Se le imposte invece non sono dovute si oscillerà fra i 250 e i 1.000 euro. Se l’inadempimento o l’imposta evasa superi il limite dei 50 mila euro, ci si ritroverà di fronte a conseguenze penali. Meglio non rischiare.

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