Buoni postali: la mamma dell’ex ministro e la mossa astuta che ha beffato gli scettici

Gianfranco Rotondi, ex membro della squadra del governo Berlusconi, racconta quanto ha ottenuto dal cambio dei buoni postali di sua mamma.

Mamma ministro economisti
Foto © AdobeStock

“Mia mamma era una insegnante di latino e greco e avrà sentito per anni gli economisti deridere chi investiva in buoni postali”. Le parole dell’ex ministro, Gianfranco Rotondi, mettono in evidenza un aspetto persistente in relazione all’opzione dei buoni: una vulgata che li legge ancora con un certo scetticismo. Eppure, si tratta di uno strumento che, indubbiamente, è in grado di garantire una rendita, anche se non ad alti livelli. Perlopiù almeno. Molto dipende da quanto è stato depositato e anche quando lo è stato.

Tuttavia, non è solo roba da piccoli risparmiatori o un mero regalo dei nonni ai nipotini. Col passare del tempo, infatti, si è capito che alcuni determinati buoni postali hanno prodotto rendite di livello elevatissimo. E il racconto dell’ex titolare dell’Attuazione del programma di Governo dell’ultimo esecutivo a guida Berlusconi, ha generato parecchio dibattito proprio in questa direzione. Un post su Facebook in cui parla dei buoni postali e, soprattutto, della loro utilità.

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Buoni postali, il racconto dell’ex ministro: “Quanto ha reso l’ultimo di mia madre”

Nel suo post, Rotondi racconta che, recatosi a cambiare l’ultimo dei buoni postali disposti da sua madre, si è trovato di fronte a un’inattesa sorpresa. Il buono risaliva al 1990 ed era stato aperto con all’interno ben 250 mila lire. Al momento del cambio, la rivelazione: “Mi danno 1431 euro – scrive l’ex ministro – più di undici volte tanto”. Tuttavia, c’è da tenere in considerazione un fattore. Fermo restando il valore assoluto del buono postale, comunque importante nonostante tutto.

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La rivalutazione dell’ex ministro Rotondi, infatti, non ha messo in conto la variabile (tutt’altro che trascurabile) dell’inflazione. L’operazione di conversione, infatti, come riportato sulla pagina web dell’Istat (dove è possibile effettuare il cambio tenendo in conto tutti i fattori) va a sommare anche il tasso attuale d’inflazione. Il risultato è che 250 mila lire del 1990, oggi varrebbero 252 euro. Comunque una moltiplicazione per sei rispetto allo stanziamento iniziale. Niente male, davvero.

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