Apple vs Facebook, guerra dei dati: la battaglia è sulla (nostra) privacy

Battaglia sulla riservatezza dei dati degli utenti, con Apple che fa leva sulla garanzia degli standard e persino su dispositivi anti-spioni.

Apple Facebook
Apple e Facebook

Ormai è tutta una questione di dati: trend su internet, ricerche effettuate, parole chiave, persino rimbalzi di ricerca che consentono a siti terzi di proporci annunci pubblicitari in base a quello di cui abbiamo dimostrato di avere interesse. Normale che, in questo contesto, il web diventi il veicolo principale delle grandi sfide tecnologiche del futuro. Anzi, a dire la verità, le grandi aziende tech si danno battaglia da tempo in questo campo. Il nodo è quello della profilazione: volenti o nolenti, tutto ciò che facciamo viene tracciato e diventa brodo per gli algoritmi.

Fa parte del gioco (ben più grande di noi) della rete. Basta un click, letteralmente, per far sì che gli algoritmi si mettano in moto e i trend  prendano la fisionomia di annunci, occhielli e popup. Lo sanno le aziende e lo sappiamo anche noi, con molta più consapevolezza rispetto a qualche anno fa. Ma visto che la tutela della privacy degli utenti rappresenta (o dovrebbe rappresentare) il mantra di ogni big tech, ecco che la sfida del futuro si confezione proprio su questo fronte. Caldissimo e che ha già fatto qualche vittima illustre.

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Apple vs Facebook, guerra dei dati: la privacy è la nuova frontiera

L’esperienza di Facebook insegna molto. Il caso Cambridge Analytica ha messo fortemente in risalto la necessità di un controllo costante sulla privacy degli utenti. E anche alcuni scivoloni successivi hanno portato alla luce qualche lacuna di troppo nei sistemi di sicurezza, con dati sensibili che sarebbero stati violati per fini terzi “bucando” lo scudo protettivo della privacy. Ecco, i vari big del settore conoscono le ultime frizioni proprio su questo punto: garantire i migliori standard di sicurezza, tutelare la riservatezza dei dati sensibili degli utenti e, nel caso di Apple, addirittura un dispositivo che permette di segnalare gli spioni.

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Una mossa non troppo gradita al patron di Facebook, Mark Zuckerberg, convinto che la battaglia sulla privacy possa scoraggiare le realtà minori dall’investire in pubblicità sui social network. Anzi, Facebook continua a rivendicare la linea del gratis per tutti tranne che per gli sponsor. Sistema che, di per sé, presuppone una profilazione piuttosto approfondita dei propri utenti. Solo in tal modo le pubblicità possono risultare un vantaggio e non un fastidio per chi naviga sul social. La macchina si regge tutta su questa delicata impalcatura. Sempre di profilazione si tratta.

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