Lavoro straordinario, sì ma senza esagerare: lo dice la legge

Sono finiti da tempo le epoche dell’extra-time in fatto di lavoro. Oggi c’è una normativa ben precisa che fissa rigidi paletti sullo straordinario.

Lavoro straordinario
Una scena del film “Tempi moderni” (1936) con protagonista Charlie Chaplin (Foto: Web)

E’ una possibilità e insieme un possibile peso quello del lavoro straordinario. Certo, nessuno può arrivare a immaginarsi i livelli fantozziani, con una nottata intera trascorsa a tamponare la colpevole assenza del capoufficio (con tanto di rientro forzato per la marea di macchine dei colleghi). Tuttavia, c’è un motivo se la normativa vigente in fatto di lavoro preveda dei limiti ben precisi a quello che può essere considerato uno straordinario. Nel senso, ok al prolungamento eccezionale (e per ragioni ben precise) dell’orario ma non all’abitudinarietà.

La normativa è precisa in questo senso e interviene sia per tutelare il diritto al lavoro che la salute di coloro che lavorano. Un compendio, in sostanza, di quelli che sono (o dovrebbero essere) i diritti base di ogni contratto lavorativo. Nel senso che l’eccezionalità dello straordinario deve essere ragionata in base e in proporzione alla tenuta salutare del dipendente. Qualora il quantitativo richiesto super il fattibile e quanto stabilito a livello normativo, non si sforerebbe solo in termini di condizione fisica (e di possibile stress) ma anche di legge.

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Lavoro straordinario, sì ma senza esagerare: cosa prevede la normativa

Quante sono, quindi, le ore di lavoro straordinario che un dipendente può effettuare? Il Contratto collettivo nazionale di lavoro, al momento, prevede un determinato orario oltre il quale non si può sforare. E questo fermo restando che ogni Ccnl di categoria ragiona in base a regole differenti. E’ la normativa generale a porre dei paletti circa le prestazioni straordinarie che un datore di lavoro può chiedere ai propri dipendenti. Gli orari vanno stabiliti proprio al momento della stipula del contratto e, di norma, questo è generalmente inquadrato nelle 40 ore settimanali (anche poco meno, a seconda delle categorie del Ccnl).

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Nel momento in cui si superano detti limiti contrattuali, si sfocia nel lavoro straordinario, con tutto ciò che ne deriva anche a livello retributivo. Il regolamento è piuttosto semplice: su un orario di lavoro settimanale nell’ordine delle 40 ore, sommato lo straordinario non si può andare oltre le 48. Esiste solo un’eccezione in questo senso, ed è condizionata al calcolo del limite massimo delle 48 ore su base annua. Questo perché esistono mansioni che vivono in modo discontinuo il proprio anno lavorativo e la normativa permette in questo senso di agevolare il ricorso allo straordinario. A patto che resti entro il limite delle 250 ore annuali. Non bisogna quindi esagerare: le regole esistono.

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