Digital Tax: cos’è il canone che pagheremo da maggio

Prorogata al prossimo maggio, una nuova tassa voluta dal governo Draghi: scopriamo cos’è la Digital Tax, impareremo a conoscerla

Digital Tax (Fonte foto: web)

La Digital Tax slitterà insieme al Decreto Sostegno. Ancora una settimana per poter scegliere bene, tutto ciò che si deve inserire nel sistema di ristori del nuovo governo Draghi. Ancora approfondimenti e simulazioni e poi ci sarà il via.

E con il nuovo Dl è molto probabile che subisca un ulteriore rinvio proprio la nuova tassa. Ad annunciarlo è lo stesso Mef, ma manca ancora poco: la prima rata della Digital Tax verrà versata entro il 16 maggio 2021. Dichiarazione invece, da fare entro il 31 giugno.

Le scadenze sono già note, sempre grazie al Mef, che dichiara che saranno modificati: “i termini per il versamento dell’imposta sui servizi digitali e per la presentazione della relativa dichiarazione”. I nuovi termini, sono quindi: “rispettivamente al 16 maggio e al 30 giugno dell’anno solare successivo a quello in cui si verifica il presupposto d’imposta”.

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Cos’è la Digital Tax

È una proposta di legge che ha come obiettivo, in era di economia digitale, di attenzionare la regolamentazione della tassazione per le multinazionali che lavorano nella Rete, per essere sicuri che ci siano equità fiscale e concorrenza leale. La Digital services tax riguarda le imprese con un fatturato totale di oltre 750 milioni e ricavi in Italia di non oltre cinque milioni e mezzo. La tassa, si applica con aliquota del 3% sui ricavi, versata al mese successivo di ogni trimestre.

Si applica sui ricavi derivanti dalla fornitura, nel corso dell’anno solare, dei seguenti servizi digitali:

  • divulgazione su una interfaccia digitale di pubblicità mirata agli utenti della medesima;
  • messa a disposizione di un’interfaccia digitale multilaterale atta a dare la possibilità agli utenti di essere in contatto e interagire tra loro, per poter rendere meno complicata la fornitura diretta di beni o servizi;
  • trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall’utilizzo di un’interfaccia digitale.

Risultano tuttavia non imponibili, gli incassi che derivano dai servizi resi a soggetti che, ai sensi dello stesso articolo, si considerano controllati, controllanti o controllati dallo stesso soggetto controllante. L’ubicazione avviene infine con riferimento all’indirizzo di protocollo internet (IP) del deposito stesso o ad altri sistemi di geolocalizzazione, confacenti le regole attinenti ai trattamenti di dati personali.

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