Operazione Shield dei Carabinieri del NAS contro il cosiddetto “pharma crime” con siti web oscurati, arresti, denunce e sequestri di dispositivi e presidi medici.
I Carabinieri del NAS hanno concluso “Shield”, una vasta operazione internazionale finalizzata alla tutela della salute e al contrasto del cosiddetto “pharma crime” che ha visto la partecipazione di 19 Paesi Membri dell’Unione Europea sotto la direzione e il coordinamento di Europol.
L’operazione è partita all’inizio dell’anno e rappresenta la più grande attività condotta a tutela della salute e per la lotta alla “criminalità farmaceutica” che si è sviluppata molto in seguito alla diffusione della pandemia da COVID-19. Nel corso dell’anno l’operazione ha portato allo svolgimento di 220 ispezioni, 13 arresti e 485 segnalazioni alle autorità competenti.
Ingenti i sequestri di medicinali e di sostanze dopanti, nonché di dispositivi medici e di prodotti di vario genere collegati all’emergenza COVID-19: oltre 62.000 confezioni e circa 1.500.000 unità di medicinali a uso umano in diverse forme farmaceutiche contenenti principi attivi a varia indicazione terapeutica per il trattamento del COVID-19.
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Operazione Shield, i sequestri eseguiti dai NAS: oltre 6,5 milioni di euro
A conclusione dell’operazione, per il quale i NAS hanno avuto il ruolo di co-leader di Europol, questo il bilancio: sequestro di circa 3 quintali di varie sostanze in polveri e cristalli, tra materiale da taglio e altre presumibilmente stupefacenti.
Inoltre, sequestrati circa 2 milioni dispositivi e presidi medici in relazione all’emergenza COVID-19 poiché non conformi o illegalmente importati, tra mascherine, guanti, kit protettivi e DPI, test diagnostici e liquidi igienizzanti, per un quantitativo di 15 tonnellate. Il valore commerciale di tutti i sequestri supera la cifra di 6.500.000 euro.
Parallelamente è stato condotto un controllo sull’offerta in vendita e sulla pubblicità illecita di medicinali on line. Il contrasto al cosiddetto cybercrime farmaceutico è legato al fatto che le paure del cittadino avrebbero potuto alimentare ricerche di rimedi “fai da te” anti Covid in rete, il che poteva essere sfruttato dai criminali:132 i siti oscurati tutti con server ubicati all’estero e con dati fittizi dei relativi gestori.