Smart working e attività “agile”: rischio stress lavoro-correlato

Anche nello smart working si annida il rischio di stress lavoro-correlato. Protocollo tra Ministero PA e Inail per monitorarne gli effetti sul personale.

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Lo smart working, in seguito all’insorgere dell’emergenza Covid, è diventata la modalità di lavoro principale per molti dipendenti operanti nel settore pubblico. Il lavoro cosiddetto “agile” ha comportato con sé situazioni positive in termini di eliminazione di stress sul quotidiano. Eliminazione del tragitto casa-ufficio, gestione autonoma attività e gestione flessibile degli impegni famigliari.

Ma associato a ciò sono sempre dietro l’angolo anche i rischi dell’insorgere di uno stress lavoro-correlato che va gestito con strumenti e metodi predefiniti.

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Smart working, metodi e protocolli per gestire lo stress lavoro-correlato

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Ministero della PA e Inail hanno previsto la realizzazione di un’indagine conoscitiva finalizzata alla comprensione degli effetti dello smart working sul benessere dei lavoratori.

L’obiettivo è sviluppare strumenti specifici per la gestione dello stress lavoro-correlato. Tra gli scopi anche progettare strumenti per la valutazione e la gestione del rischio specifici per chi lavora in smart working per la PA.

Del resto, dall’ultima ricerca BVA Doxa per Mindowork risulta che il 40% dei lavoratori italiani non è del tutto soddisfatto della propria situazione professionale. Questa condizione impatta sul loro benessere psicologico. Per tre lavoratori italiani su quattro, le sensazioni maggiormente sperimentate nella quotidianità sono quelle legate ad ansia e stress.

Dal punto di vista delle aziende, più del 60% promuove azioni dirette ad aumentare il benessere dei propri lavoratori puntando però soprattutto su flessibilità e/o benefit economici. Ancora poche, invece, scommettono su iniziative volte a sostenere il benessere psicologico dei singoli, ma il 60% dei datori di lavoro si dice intenzionato ad attivare iniziative in tal senso.

A queste problematiche si sommano, poi, le difficoltà dovute dall’esigenza di bilanciare efficacemente il lavoro con la propria vita privata: solo un lavoratore su tre afferma di aver trovato questo equilibrio. Infine, il quadro è stato ulteriormente peggiorato dal lockdown dei mesi scorsi, che ha contribuito ad aumentare le sensazioni di ansia e disagio (+15%), nonché il diffondersi di patologie come l’insonnia (+9%).

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