I test bancari europei potrebbero causare il tipo di stress sbagliato?

Dalla crisi finanziaria ad oggi, le banche europee hanno fatto molta strada. I prestiti in sofferenza si sono dimezzati, passando dal trilione di euro del 2014 ai 543 miliardi di euro a fine 2019. Purtroppo, i mercati mostrano dubbi su di esse; basta vedere i price-to-book ratios, ossia il rapporto utilizzato per confrontare l’attuale prezzo di mercato di una società con il suo valore contabile, che è attualmente depresso. La colpa, in parte, ricade su legislatori e revisori.

ABE (Autorità Bancaria Europa) e BCE (Banca Centrale Europea) per lungo tempo hanno lottato per creare un sistema di scorecard di vigilanza credibile e di facile lettura per gli investitori. Ma le preoccupazioni sono rimaste, con gli azionisti spesso a chiedersi cosa effettivamente si aspetta la BCE dalle banche europee.

Entrambi hanno iniziato ad adottare misure per affrontare queste preoccupazioni. Qualche settimana fa, l’ABE ha chiesto di poter acquisire maggiore controllo sui risultati finali dei suoi stress test. La BCE, martedì scorso, ha pubblicato i risultati del suo processo di revisione e valutazione prudenziale, il quale dirà l’effettivo ammontare del capitale detenuto da ogni banca. Questi passi, molto importanti, devono essere accelerati da valutazioni trasparenti e indipendenti in modo da offrire agli investitori maggiore fiducia quando investono in azioni bancarie.

Il nuovo approccio prevede che, a fine ciclo, le prove di stress avrebbero due risultati, uno dell’ABE e uno della BCE. L’ABE prenderebbe il controllo del processo e presenterebbe il suo punto di vista, mentre la BCE, dal canto suo, presenterebbe una serie di risultati alternativi basati sui propri presupposti. Questa maggiore trasparenza consentirebbe, in teoria, agli investitori di decidere quale calcolo preferiscono.

Ma c’è un problema: i test stress si baserebbero sempre sui modelli finanziari interni ai due istituti. Le banche europee, dal canto loro, inizierebbero a modificarli per giocare d’esercizio. Questo approccio dal basso verso l’alto è diverso da quello adottato dalla Federal Reserve, che è invece dall’alto verso il basso. La banca centrale statunitense utilizza i propri modelli per ciascuna banca, dando loro pochi margini per obiettare.

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