Le banche occidentali non finanzieranno più Huawei

Huawei, il colosso delle telecomunicazioni cinesi, deve far fronte ad alcuni problemi: uno è il sospetto di spionaggio avanzato dall’amministrazione Trump, la quale ha provveduto ad inserire l’azienda nella lista nera, l’altro è di natura più prettamente finanziaria e riguarda l’accesso al credito in Europa.

Non meno di due settimane fa Ren Zhengfei, CEO e fondatore di Huawei, aveva dichiarato la disponibilità a cedere i brevetti del 5G a qualche operatore occidentale. Siccome, in passato, le banche europee non avevano nessuna difficoltà a concedere finanziamenti all’azienda, adesso le cose son ben diverse.

In risposta a questo divieto d’accesso al credito, Zhengfei si è rivolto alle banche cinesi e, per la prima volta, anche al mercato obbligazionario cinese onshore. Due le banche che hanno risposto all’appello: Icbc e China Bank Construction Bank, che hanno concesso complessivamente 6 miliardi di yuan, pari a circa 844 milioni di dollari.

L’amministratore delegato ha ammesso che le sanzioni imposte dagli USA hanno impattato in modo profondamente negativo sui finanziamenti, la cui minore presenza ha causato un ammanco nei guadagni intorno ai 10 miliardi di dollari nel 2019.

Tutti questi ostacoli non hanno impedito a Huawei di continuare lungo la strada dell’espansione globale. L’Italia è una delle nazioni di particolare importanza per il colosso cinese e, nonostante il governo guidato da Conte abbia imposto la “golden power” sul 5G, Huawei non disattenderà gli impegni economici presi col nostro Paese, i quali ammontano a 2,75 miliardi di euro entro il 2021. Inoltre, è prevista l’assunzione di almeno 1.000 persone.

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